Don Buonaiuto: “Assurdo definire lavoro la prostituzione”

Questo è un fenomeno reale che non interessa a nessuno. Quando parliamo di prostituzione, spesso troviamo quello squallido modo di dire 'riapriamo le case chiuse', 'regolamentiamo'. Vorrei vedere se qui c'è un genitore che ha il coraggio di venirmi a dire che vorrebbe sentire la propria figlia dirgli 'ho finalmente trovato un lavoro, con tanto di contratto ed elenco dei servizi che dovrò svolgere, vado a fare la prostituta al centro comerciale'.  Qui siamo in un sindacato, si parla di lavoro. Io credo sia una vergogna pensare che la prostituzione possa essere concepita come un'attività lavorativa. Non si tratta del lavoro più antico del mondo, ma l'ingiustizia più antica del mondo. Quando si parla così è perché non si conosce l'evoluzione di questo fenomeno”.

E' quanto ha detto don Aldo Buoaniuto, membro dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che da anni si batte per liberare le donne schiavizzate costrette a prostituirsi lungo i viali a luci rosse delle città italiane, intervenendo al convegno organizzato dalla Struttura nazionale Donne e Politiche di Parità di Genere di First Cisl, dal titolo “Contro la violenza non si tratta”.

Durante l'incontro, don Aldo Buonaiuto ha presentato Stefania, giovane donna di origini romene, caduta nella rete della tratta di esseri umani e costretta a prostituirsi. Con lo sguardo basso, mentre nervosamente si tormentava le mani, Stefania ha raccontato la sua storia. Partita dalla Romania, con destinazione l'Italia, la ragazza ha raccontato che alcuni amici le avevano offerto un lavoro per poter aiutare la sua famiglia che non tutti i giorni aveva di che nutrirsi. Ma una volta arrivata in Italia, l'amara scoperta: è stata vestita con abiti succinti e costretta a vendere il suo corpo. Dopo essersi rifiutata, è stata torturata, le hanno rotto due costole, tagliato una parte dell'orecchio e, per umiliarla ulteriormente, le hanno strappato i suoi bellissimi capelli fino a farla rimanere quasi calva. Nonostante si reggesse a malapena in piedi, i suoi aguzzini l'hanno costretta a tornare su quel marciapiede a vendere il suo corpo, dove altre ragazze sfruttate come lei, impietosite dal suo stato hanno avvisato le forze dell'ordine e il 118. In ospedale Stefania ha conosciuto don Aldo e i volontari dell'Apg23. Ora sta bene, lavora come baby sitter e, come lei stessa ha detto, si sente rinata.

Alla tavola rotonda, moderata dalla giornalista Annalisa Bruschi, hanno partecipato l'onerevole Caterina Bini, prima firmataria della proposta di legge sulla “Modifica all'articolo 3 della Legge 20 febbraio 1958, n. 75 concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione”; Elisabetta Parmegiani; Andrea Bernetti, psicoterapeuta e presidente del Cam – centro di ascolto uomini maltrattanti – di Roma, e Liliana Ocmin, Responsabile Nazionale Dipartimento Donne Immigrati e Giovani Cisl.