Don Buonaiuto: “Combattere il racket, liberare le schiave”

A”Storie italiane”, programma di RaiUno condotto da Eleonora Daniele, si è affrontato il tema della prostituzione. E' andata in onda la testimonianza di una ragazza vittima della tratta che vorrebbe uscire dalla rete infernale dei suoi sfruttatori. Tra gli ospiti in studio anche don Aldo Buonaiuto, sacerdote dell'Associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi da molti anni impegnato nel servizio antitratta della comunità liberando tante donne dallo sfruttamento della prostituzione; anche Eleonora Daniele ha ricordato il suo impegno concreto sulle strade per salvare le donne obbligate alla schiavitù sessuale.

Le relazioni si conquistano, non si comprano

Don Buonaiuto ha rievocato lo scetticismo che circondava all'inizio l'opera pionieristica di don Benzi: “Quando il nostro fondatore ha iniziato nessuno gli credeva quando diceva che le donne sulla strada e nei locali erano costrette, vittime di una vera e propria tratta umana”. In Italia i dati del mercato del sesso sono allarmanti. Il sacerdote li ha menzionati: “Nove milioni di maschi durante l'anno – ha detto don Aldo, direttore di In Terris – vanno sulle strade e nei locali a comprare le relazioni più intime”. Rivolgendosi a costoro, don Buonaiuto ha detto: “Le relazioni non si acquistano ma si conquistano. La persona non può essere mai considerata una merce”. “Clienti – ha detto il prete anti-tratta – è una parola troppo nobile per le persone che vanno a sfruttare queste donne”.

No alle “case chiuse”

Don Buonaiuto ha invocato interventi legislativi per fermare questa piaga: “Dobbiamo fermare la domanda come in Francia dove è stata fatta una legge in tal senso 2 anni fa per disincentivare la domanda“. Sull'ipotesi di riaprire le cosiddette “case chiuse” ed abolire la legge Merlin, il direttore di In Terris è stato perentorio: “Lo Stato non può mettersi dalla parte di chi fa prostituire le persone“. “Mai – ha ribadito – pensare ad uno Stato che diventa il pappone di nessuno. Non scendiamo a questo basso livello. Non bisogna preoccuparsi di come si debbano sfogare i maschi”. Un “no” secco, dunque, alla possibilità di legalizzare la prostituzione: “Mai riaprire le case chiuse. Non si può pensare di tornare a 60 anni fa. Alcune nostre comunità sono anche in Olanda e in Germania, quindi conosciamo bene quello che avviene anche in questi luoghi legalizzati dove c'è comunque il racket”. Quando si discute del tema, troppo spesso si sottovalutano le conseguenze che queste donne vivono sulla propria pelle: “Noi le abbiamo nelle nostre case; sono ragazze con le orecchie tagliate, con problemi psichici, che soffrono”.

Il primo pensiero va alle ragazze

Il sacerdote dell'Associazione Papa Giovanni XXIII ha invitato a concentrare l'attenzione sulla condizione delle ragazze: “Dietro una persona che si prostituisce c'è sempre uno stato di degrado, di bisogno, di condizionamento“. “E' una vergogna pensare – ha sostenuto con forza il prete – che ci possano essere persone a disposizione degli istinti degli uomini”. Don Aldo ha evidenziato che quello dello sfruttamento non è un fenomeno diversificato a livello territoriale: “Nord, centro o sud non fa differenza; le vittime sono sempre vittime. Le schiave vanno liberate, gli sfruttatori vanno perseguiti, quindi, sosteniamo il lavoro delle forze dell'ordine dando loro tutte le risorse necessarie per svolgerlo al meglio”.