Brasile, la metropoli dei clochard

Boom delle nuove povertà in Brasile. “San Paolo è la città più importante del Brasile con oltre 13 milioni di abitanti e offre, almeno sulla carta, opportunità di lavoro migliori rispetto a qualsiasi altra città del Paese- racconta il fotoreporter Edoardo Agresti-. Proprio per questo attrae tante persone che arrivano in cerca di un futuro migliore. Per quei pochi che riescono a realizzarsi e a farsi una posizione sociale di tutto rispetto ce ne sono molti altri che rimangono isolati, persi e, sopraffatti dalla delusione, si lasciano andare fino a perdersi nell’alcool e nella droga, rompono con le proprie famiglie e si trovano per strada. Quando hai toccato il fondo e non hai più speranza dalla vita le alternative sono due, abbandonarsi al buio dell’incoscienza oppure cercare di reagire, di trovare un appiglio per tentare di riconquistare un minimo di dignità“. 

Dualismo e contrapposizione

Prosegue Agresti: “Spesso l’attività sportiva aiuta a riacquistare fiducia in se stessi e spesso è un modo “terapeutico” per combattere un forte disagio sociale: sotto alcuni viadotti della città si vive contemporaneamente questa dualità in un’assurda contrapposizione tra il dramma della droga e dell’alcool e la voglia di ricominciare grazie alla boxe, al calcio e ad altre attività sportive”. In particolare sotto al viadotto Machado si trova un’accademia di boxe fondata da Nilson Garrido con lo scopo di accogliere gli indigenti e i senza tetto e dare un’opportunità, grazie allo sport, di uscire dalla dipendenza da droghe e alcol. E’ stata costruita senza alcun finanziamento statale e per questo gli attrezzi per allenarsi sono stati, almeno all’inizio,  degli oggetti “alternativi”: parti di camion, frigoriferi dismessi, pneumatici vecchi. “Con il passare del tempo accanto all’accademia è nata una palestra, dei campi da calcetto e una zona attrezzata per il biking e lo skating- racconta Agresti-.Tutto questo per cercare di dare dignità alle persone le cui condizioni di povertà, di disperazione, hanno portato a vivere in strada. Basta fare pochi metri per imbattersi in questi disperati, uomini e donne che non riescono a uscire fuori dal dramma in cui sono caduti tra rifiuti, fatiscienza, alcol e crack”.

Tragedia sociale

Dal 2015 al 2019 il numero dei senzatetto a San Paolo è cresciuto del 60%, passando da poco meno di 16 mila a 24 mila, secondo dati di un'inchiesta svolta dal comune della megalopoli brasiliana, considerata la città con maggiore popolazione dell'intero continente americano. La stessa indagine, riferisce l'Ansa, mostra che esiste una chiara identificazione razziale delle persone senza casa: nel 69,3% dei casi sono considerati “di colore” (cioè neri o “pardos”, mulatti) mentre i bianchi rappresentano il 28% del totale, gli indigeni l'1,7% e gli asiatici lo 0,9%. Anche se il 46,6% dei senza tetto hanno fra 31 e 49 anni, il 3,9% sono bambini al di sotto dei 12 anni. L'inchiesta mostra un legame diretto fra l'aumento della disoccupazione (passata dal 13% del 2015 al 16,6% attuale) e quello delle persone che vivono per la strada.