A lezione dalle pecore delle Langhe

Ho in mente una dozzina di giornate, non di più, ma tutte a solatio, da tenere mezze a grano e mezze a viti. Con una riva da legna e anche un pratolino da mantenerci due pecore e una mula”, scrive il romanziere piemontese Beppe Fenoglio nel libro “La Malora”:  Conosciuta anche come Langarola,  la pecora delle Langhe è una razza di taglia media con profilo fronto-nasale montonino, più accentuato nei maschi. Il vello è aperto e ha un caratteristico colore bianco; le orecchie sono di media lunghezza, portate in avanti e verso il basso, le corna sono assenti. Dal latte di questa pecora si ricava la tipica Toma di Murazzano, apprezzato formaggio.

Identità economica e culturale

“Faremo un Ecomuseo, perché avrà riferimenti su tutto il territorio– annuncia alla Stampa Pier Carlo Adami, sindaco di Paroldo, antica borgo in provincia di Cuneo-. Abbiamo pensato la sede, con sala didattica, ricostruzioni etnografiche, testimonianze e spazi espositivi dedicati al mondo della pecora di Langa, simbolo della nostra identità economica e culturale: dall’allevamento alle tradizioni, dalla cardatura della lana alla produzione del formaggio. Con uno spazio speciale legato alle degustazioni della filiera locale”. Il primo cittadino del piccolo comune piemontese è pure presidente dell’Organizzazione nazionale assaggiatori di formaggi.

Testimonianze di un mondo antico

Il coordinatore dell’Ecomuseo è Franca Vadda, insegnante e dirigente scolastica in pensione, con il supporto di un comitato tecnico-scientifico. “Il museo costituisce per noi un bene, un luogo in cui ritrovare la nostra storia, i vissuti di bambini che avevano il compito di portare due volte al giorno, mattino e tardo pomeriggio, le pecore a pascolare -spiega alla Stampa -. Un tempo trascorso in solitudine, che percepivamo infinito. Il lavoro e la sapienza di madri e nonne, sulle quali gravava interamente questo allevamento minore, la trasformazione dei prodotti che ne derivavano, fino alla vendita al mercato delle preziose ceste di tume, il cui ricavato era importante nell’economia della famiglia. Sarà specchio per la comunità, documento e testimonianza di un passato lungo, ma vicino, soprattutto per le giovani generazioni”.

Il paese delle masche

Case costruite a secco con la tipica pietra e i ballatoi in legno. Sono le più antiche di Paroldo, “porta” delle colline di Langa per chi sale dall’entroterra ligure. Il “paese delle masche“, disteso sullo spartiacque che scende su Ceva e, dall’altra, verso Alba. Passando anche per le “terre della Malora” descritte da Fenoglio. Quelle case, riferisce la Stampa, formano i “Cavallini“, dal nome di una famiglia che l’abitava (i Cavallo), di cui oggi, però, qui non resta alcun discendente. Al silenzio della “borgata di pietra” il piccolo Comune ha voluto, negli anni, restituire la voce. L’ha fatto ambientandovi serate estive, teatro e la “veglia della bagna caoda” a San Martino.

Lungo iter

“Abbiamo acquistato alcuni edifici – precisa alla Stampa lo storico sindaco, “anima” del progetto, che coltiva da tanto tempo – e svolto un’azione di recupero architettonico, per preservare le peculiarità dell’area, il carattere originario e l’antica connotazione rurale“. Appartiene al Comune, per esempio, il caseggiato d’ingresso, con la volta sotto la quale passa la stradina pedonale che conduce alla scoperta dei “Cavallini”. Fra un pozzo in pietra e i fienili, sarà questa la sede dell’”Ecomuseo della pecora”. Intervento appena avviato dopo un lungo iter, tanta burocrazia e ripetute richieste di finanziamenti. Ma alla fine la tenace insistenza del sindaco Adami e dei suoi collaboratori ha avuto la meglio. E ora la speranza è di aprire per l’estate.