Spazio: missione che parte, missione che rientra (VIDEO)

La Nasa pronta al primo volo umano dagli Usa dopo lo Shuttle

In Kazakistan ha appena fatto ritorno la Soyuz con tre astronauti, che hanno lasciato la Stazione Spaziale dopo una missione di sei mesi, il programma della Nasa sta già programmando di lanciare la prima missione con equipaggio dal suolo americano, dopo il ritiro dello Shuttle nel luglio 2011. Il russo Oleg Skripochka e i due americani, Jessica Meir, protagonista della prima passeggiata spaziale al femminile, e Andrew Morgan appena rientrati hanno trovato un mondo che hanno definito ‘surreale’: “è come se tornassimo in un pianeta completamente diverso”, ha detto Meir. Per riportare gli astronauti a casa, inoltre, ci sono volute procedure molto più lunghe, per le restrizioni ai viaggi e i protocolli di sicurezza.

 

Ora si riparte dall’America

Nel frattempo dall’America si preparano a volare gli astronauti Nasa Doug Hurley e Bob Behnken, che resteranno a bordo della Stazione Spaziale per circa tre mesi. “Penso che siamo davvero in ottima forma” ha detto Bridenstine. “Sono abbastanza fiducioso – ha aggiunto – di poter lanciare alla fine di maggio. Se slittiamo, probabilmente sarà a giugno”. La partenza della missione chiamata Demo-2 è in programma dalla base di Cape Canaveral in Florida, e l’arrivo dei due astronauti sulla stazione orbitale porterà a cinque il numero dei membri dell’equipaggio. “Behnken e Hurley – ha osservato Bridenstine – diventeranno membri dell’equipaggio a tutti gli effetti” e torneranno a casa “quando saremo pronti con il prossimo Crew Dragon”.

La missione Crew Dragon

Bridenstine ha detto che la seconda missione Crew Dragon potrebbe essere lanciata ad agosto o settembre, se Demo-2 partirà come da programma. Per garantire la partenza della missione, nonostante la pandemia da Covid-19, la Nasa ha messo a punto un piano specifico: “molte persone sono in telelavoro e tutti coloro che sono impegnati nella missione stanno praticando il distanziamento sociale e indossano dispositivi di protezione individuale”, ha detto Bridenstine. Inoltre, ha aggiunto, nei casi in cui non si può evitare di far lavorare il personale nella stessa stanza “abbiamo modificato i turni in modo da ridurre al minimo il numero delle persone che devono stare assieme”.

I piani di emergenza coronavirus

La Nasa ha anche elaborato piani di emergenza in caso qualcuno impegnato nella missione risulti positivo, per esempio tracciando i contatti. Secondo Bridenstine, se dovesse esserci un caso positivo di contagio tra il personale della missione in telelavoro, questo potrebbe non avere alcun impatto sulla missione. Diverso è il discorso per chi lavora in contatto con altre persone, in quel caso “se c’è un focolaio, sì, influenzerà la data – ha detto Bridenstine – ma stiamo facendo tutto il possibile per ridurre al minimo il rischio”.