L'Italia spaccata

Ci sono il dialogo con l'Europa e nuove riforme incisive, a cominciare dal Patto di Stabilità. Dopo quindici mesi, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è tornato a chiedere la fiducia in Parlamento. Stavolta, il governo ha avuto l'appoggio del Partito democratico: sono lontani, dunque, i tempi del destino incerto sul “governo del cambiamento”; il Conte bis supera la maggioranza assoluta a pieni voti sia alla Camera che al Senato. Questo, però, non dissipa le voci di chi, come le forze d'opposizione, chiedono un “ritorno alla democrazia”. Quale sfida politica si prepara, dunque, ad affrontare il nuovo esecutivo? In Terris lo ha chiesto a due esponenti delle forze politiche di maggioranza e opposizione, il deputato Emanuele Fiano (Partito Democratico) e il senatore Andrea Cangini (Forza Italia).


Emanuele Fiano (Pd) e Andrea Cangini (FI)

Le ultime settimane hanno mostrato un'Italia incerta sulla possibilità di concedere fiducia a una nuova esperienza di governo, lasciando ampio spazio nel dibattito all'ipotesi del voto. Dopo il giuramento e alla luce delle più recenti manifestazioni dell'opposizione, ritiene perduri una spaccatura interna al Paese?

On. Fiano: “Il fatto che l'Italia sia divisa lo si vede nei risultati elettorali e in quelli dei sondaggi, che peraltro sono già diversi da quelli relativi alle elezioni europee. In Italia ci sono tre partiti prevalenti: la Lega, che rappresenta un po' meno di un terzo degli elettori secondo i sondaggi; poi ci sono altri due partiti entrambi su qualche punto più del 20%. Questo insieme fa il 75% degli elettori che, già di per sé, è tripartito. Quindi è ovvio che non ci sia una visione comune sulla natura di questo governo che, peraltro, comprende al suo interno anche una terza forza, quella di Liberi e Uguali. Poi, è la natura democratica di questo Paese che consente di fare opposizione, ognuno manifesta quando e come crede, purché lo faccia in maniera pacifica. Che il Paese sia diviso lo sapevamo anche prima, altrimenti, se così non fosse, avremmo delle elezioni che consegnerebbero il giorno successivo delle maggioranze a coalizioni o a singoli partiti. Invece così non è successo”.

On. Cangini: “Sul punto che l'Italia sia spaccata, credo che gli Italiani avessero apprezzato per la prassi ventennale di eleggere chi li governa. L'ultimo premier eletto è stato Silvio Berlusconi. Da allora è un continuo avvicendarsi di presidenti del Consiglio che non sono stati indicati dagli elettori. Molto spesso – e questo è il caso di Conte – addirittura ignoti agli elettori. Formalmente, il governo è legittimo quando c'è una maggioranza, infatti il capo dello Stato ne ha preso atto. Questo, però, crea un problema di natura della prassi politica, che allontana l'interesse della gente comune alla cosa politica. Tutto sommato, questo contribuisce a far crescere questo sentimento di insofferenza e sospetto”

Il discorso del presidente Conte è stato denso di contenuti e ha toccato tematiche che anche il passato esecutivo aveva tentato di affrontare, dall'economia all'immigrazione. Da cosa sarà necessario ripartire, con più urgenza, per fornire risposte concrete agli italiani?

On. Fiano: “Ci sono elementi problematici, nella storia di questo Paese, riguardanti punti che ogni governo si trova ad affrontare: la situazione economica, lo sviluppo, il lavoro, la condizione ambientale, le infrastrutture. Alcuni di questi fattori sono peggiorati nel corso dell'ultimo governo. La situazione economica, ad esempio, si è congelata, siamo crescita zero. Non c'è stato nessun miglioramento sostanziale nella crescita del lavoro e abbiamo una situazione ambientale che, non solo in Italia ma in tutto l'occidente, sta peggiorando. Problemi, quindi, in parte più gravi e in parte di per sé storici. Una questione a cornice di tutto questo cambia radicalmente: il nostro rapporto con l'Europa”.

On. Cangini: “Il discorso è stato un elenco di tutto ciò che poteva venire in mente a un presidente del Consiglio alla ricerca di un applauso. C'è tutto, quindi nulla: non si percepisce un senso politico a quel programma, oltre a non essere percepibile un senso economico. Su quest'ultimo punto, infatti, Conte si è ben guardato dal dire da dove si prendono le risorse per la manovra economica. Non è un programma politico credibile, piuttosto un compitino”.

Il nuovo Governo avrà un'impronta orientata a Bruxelles?

On. Fiano: “Lo si legge nel discorso del presidente Conte e nelle scelte che sono state fatte dalle parti di governo: anche i Cinque stelle, ad esempio, hanno votato come noi per la presidenza della Commissione europea, è stato scelto un commissario come Paolo Gentiloni di sicura fede europeista, così come un ministro per gli Affari europei come Enzo Amendola, un uomo all'Economia come Roberto Gualtieri, presidente per due mandati della Commissione per i Problemi economici e monetari Parlamento europeo. Abbiamo un quadro cambiato radicalmente rispetto, come detto dal presidente Conte, a un orientamento isolazionista che non ha portato a risolvere problemi. Senza contare che, come detto da Piero Fassino nel primo intervento del Partito democratico, proprio sulla questione che più stava a cuore all'ex ministro Salvini, i Paesi da lui ritenuti più amici non sono stati dalla parte dall'Italia, ossia nella richiesta di ridistribuzione del peso e degli oneri del fenomeno migratorio. Questi problemi andiamo ad affrontarli con un governo che vuole costruire una vera e leale collaborazione con l'Europa, promuovendo un cambiamento delle politiche europee ma nel quadro di una solidarietà che sola può aiutarci a risolvere dei problemi, come quello dell'immigrazione e anche di natura economica. Il Presidente della Repubblica ha richiamato l'esigenza di una modifica del Patto di stabilità, cioè di politiche europee – che io mi auguro la presidente von der Leyen comprenda bene, sperando in un'assegnazione di una delega economica importante all'Italia -, che promuova lo sviluppo, perché solo così si può portare benessere, stato sociale e crescita”.

On. Cangini: “L'Europa influirà sul nuovo governo, non tanto i meriti di questa nuova legislatura, ma piuttosto per i demeriti della precedente. Lo vediamo nelle reazioni dei mercati finanziari: non sono un'apertura di credito nei confronti di Conte, che peraltro – caso unico della storia repubblicana – è lo stesso presidente del Consiglio del governo appena caduto; è, piuttosto, una reazione al fatto che Salvini non è più nella maggioranza”.

Una linea europeista, quindi, potrebbe rendere meno complesso il percorso di approvazione della Manovra?

On. Fiano: “Non sono in grado di entrare nei dettagli della Manovra che impronteremo ma, sicuramente, la storia di questi ultimi mesi ha dimostrato che isolare l'Italia dal contesto europeo non aiuta a risolvere i problemi. Sicuramente la strada da percorrere è un'altra e questo governo inizia esattamente su questo percorso”.

On. Cangini: “L'operazione che il Quirinale ha fatto in Europa attraverso Conte, cioè l'elezione di Ursula von Der Leyen, è stata intelligente, perché se si vuole contare a Bruxelles bisogna stare nei posti che contano. Non a caso, Viktor Orban, che è un sovranista, ha votato la von Der Leyen insieme a Forza Italia. Salvini ha fatto, invece, un gravissimo errore politico nel confermare come famiglia europea la Lega all'interno del gruppo Identità e Democrazia, completamente estraneo ai processi decisionali europei. Con le von Der Leyen la Lega ha trattato fino all'ultimo, non ha ottenuto quello che voleva ed ora la indica come il male assoluto. Non si costruisce nulla così”.

Il premier ha insistito spesso sulle tematiche ambientali e, nel suo ultimo viaggio in Africa, anche Papa Francesco ha speso molte parole per lanciare un'allerta legata all'emergenza ambiente. Quali azioni farà il governo?

On. Fiano: “Il presidente Conte lo ha detto chiaramente, deve cambiare l'attitudine complessiva nella strutturazione del ciclo economico, per andare incontro alle esigenze della difesa dell'ambiente. Ci sono obiettivi europei e mondiali da raggiungere che non si possono più rinviare. Dev'essere costruita una rete di opportunità per chi produce, che renda più propizio la produzione e l'utilizzo delle energie rinnovabili, sistemi e metodi di produzione a minor impatto ambientale possibile, anche a partire dagli usi e costumi: la battaglia contro la plastica, ad esempio, riguarda l'educazione nostra e delle nuove generazioni, con attenzione sul come si sta in questa società e su come produrre, anche a livello industriale, meno rifiuti non degradabili… C'è tutto un atteggiamento di salvaguardia con cui guardare ogni aspetto dei meccanisimi di produzione economica”.

On. Cangini: “L'ambiente è una foglia di fico, un'ipocrisia. L'agenda Onu 2030 e tutti i richiami all'ambiente sono stati utilizzati da subito, sin da quando entrambi i partiti di maggioranza hanno deciso di dar vita a questo governo per dare una parvenza nobile a quella che è stata un'operazione di potere.”.

Coesione e collaborazione con l'Europa come punti di forza… Ma il neo-costituito governo, anche alla luce della differente natura delle forze che lo compongono, potrebbe riscontrare potenziali punti di debolezza?

On. Fiano: “Oggi partiamo col piede giusto, poi se ci saranno difficoltà lavoreremo per risolverle”.

On. Cangini: “Il punto debole di questo governo è che nasce per uno stato di necessità di tutti i contraenti di questo patto: Conte ha preso gusto alla politica. L'operazione nasce con Matteo Renzi che, in caso di elezioni anticipate, avrebbe avuto annientata la propria componente parlamentare, quindi aveva bisogno di prendere tempo. È stata un'operazione molto abile dal punto di vista di Renzi e anche spregiudicata. Lo stesso vale per i Cinque Stelle. Insomma, una somma di stati di necessità e di debolezze personali e politiche hanno dato vita a quello che è il governo più di sinistra della storia repubblicana, attraversato da anime che devono trovare ancora un punto di equilibrio – e non ho detto che lo trovino. Il fatto che Renzi – a quanto sembra – a breve fare dei suoi gruppi parlamentari non mi pare un elemento di stabilità. I punti forti sono due: il primo è che si normalizzano i Cinque Stelle, che perdono il loro armamentario ideologico con la costituzione del nuovo governo. Il secondo è che si costituisce una maggioranza che, tutto sommato, qualcosa in comune ha: nella storia del Pc, Pds, Ds l'ala riformista è sempre stata minoritaria, l'ala massimimalista è sempre stata egemone, per cui le sensibilità politiche sono affini. Di fatto, si consolida il bipolarismo e si creano le condizioni per un'alleanza strategica tra Pd e Cinque Stelle. Questo dovrebbe spingere il centrodestra a ritrovare la sua coesione sociale e politica”.