L’ultimo saluto a Paolo Rossi, i ragazzi del 1982 accompagnano il feretro nel Duomo di Vicenza

Cabrini commosso: "Mi manchi, non ti lascerò andare"

É tornato a Vicenza, la città che lo lanciò nel calcio che conta, Paolo Rossi per la sua ultima partita. E’ il cuore bianco-rosso, quello del ‘Lanerossi’ che lui riportò in serie A, è tornato forte come negli anni ’70. Tra Pablito e la città del Palladio un amore che non si è mai interrotto. I vicentini l’hanno dimostrato nel momento più difficile: mettendosi in fila a centinaia, a migliaia, per attendere il proprio turno, al freddo e fino a che ha fatto buio, per salutare nel mitico stadio ‘Menti’ il feretro in noce chiaro con la salma del campione del Mundial dell’82. Lutto cittadino, e lo sarà anche oggi – così come a Prato, che ha dato i natali a Rossi – per i funerali del calciatore che fece felice l’Italia.

Marco Tardelli, Giancarlo Antognoni, Antonio Cabrini e Fulvio Collovati, ex compagni di nazionale di Paolo Rossi nella vittoria del Mondale ’82, sono tra coloro che hanno portato il feretro di Paolo Rossi nella cattedrale di Vicenza per la cerimonia funebre. All’esterno i cori della gente ad intonare “Paolo, Paolo…”. Numerose le persone che hanno voluto portare l’ultimo saluto al campione. Il presidente della Figc, Gravina, ha deposto una maglia azzurra della nazionale italiana con il n.20 sul feretro.

L’ultimo saluto a Paolo Rossi

Antonio Cabrini commosso ha quindi salutato Paolo Rossi, suo ex compagno non solo di nazionale ma anche nella Juventus: “Ho perso non solo un amico, ma un fratello. Quante emozioni abbiamo condiviso. Hanno stravolto la nostra vita. Siamo stati parte di un gruppo, di ‘quel gruppo’. Pensavo che avremmo camminato insieme ancora a lungo. Già mi manchi, mi mancano i tuoi scherzi, le tue parole di conforto, le nostre liti ed il tuo sorriso – ha proseguito – Sono quelli come te che rendono bella l’amicizia. Non ti lascerò andare. Sarai sempre dentro di me, ti prometto di stare vicino a Federica ed ai tuoi figli, ma tu resta vicino a me”. “La morte di Paolo mi ha colpito perché non sapevo della sua malattia e quindi è stato un fulmine a ciel sereno. Lui ha rappresentato il calcio italiano, non ha uguali in assoluto”. Paolo Maldini ricorda così Paolo Rossi, prima che cominci la cerimonia funebre al Duomo di Vicenza. “Paolo Rossi era solo lui e io ho avuto la fortuna di giocarci insieme al Milan, lui a fine carriera e io giovanissimo” ha aggiunto Maldini.

Tantissimi i presenti alla camera ardente

Nel primo pomeriggio di ieri si contavano già oltre 1.500 persone, su una fila che ha raggiunto il chilometro di lunghezza, per accedere sul prato del ‘Menti’, dove è stata allestita la camera ardente. A fine serata la stima era arrivata a 3.500-4.000. “Arrivò a Vicenza quasi come uno sconosciuto – ha commentato Antonio, un anziano tifoso – al punto che i quotidiani sportivi nazionali lo avevano inserito tra le riserve. Ma ci mise poco a conquistare il posto in squadra e a diventare un protagonista”.

Sembrava uno studente liceale tanto era giovane – ha ricordato il signor Giovanni, che lo vedeva far colazione negli anni ’70 nel bar sotto casa – e anche allora era sempre sorridente e felice”. La bara è stata sistemata all’uscita degli spogliatoi, sotto la tribuna centrale. Subito è stata sommersa di fiori e di maglie biancorosse con il numero 9. In mattinata, invece, erano apparsi numerosissimi in città striscioni bianchi con la scritta ‘Rossi Gol’, ricordo di un vecchio slogan che comparve al ‘Menti’ nella stagione 1976-1977, in serie B, quando le reti a ripetizione dell’allora sconosciuto Paolo Rossi portarono la squadra veneta in serie A. Manifesti che sono stati appesi alle finestre, sui balconi, sugli alberi.

Paolo Rossi

Paolo, un amico sincero

Tra i tanti giunti a Vicenza per l’ultimo saluto, Marco Tardelli, che si è trattenuto a lungo davanti alla bara con Federica Cappelletti, la moglie di Rossi, e le loro due figlie, e il tecnico della Fiorentina, Cesare Prandelli. “Per me è un amico, un amico sincero: non riesco a trovare le parole, non l’ho ancora accettato” ha detto l’ex selezionatore azzurro. Che poi, commentando la fila di gente fuori dello stadio, ha aggiunto: “É la testimonianza di come ha vissuto Paolo la propria professione, e la gente viene a salutare Paolo, non il calciatore. E’ riuscito come pochi al mondo a riprendersi da momenti sempre difficili ricordando i valori dell’amicizia. Non è mai stato un personaggio, lo è diventato perché nel calcio ha fatto quello che ha fatto. Come persona è sempre stato di grande umanità e sensibilità”.

A Vicenza stanno già pensando di dedicargli il Viale che porta allo stadio

Prima dell’apertura della camera ardente, era arrivata anche la prima moglie di Rossi, Simonetta Rizzato, con il figlio Alessandro. La Lega Serie A e tutte le società ricorderanno e renderanno omaggio a Paolo Rossi attraverso una serie di iniziative in occasione del prossimo turno di campionato. I calciatori scenderanno in campo con il lutto al braccio e prima del calcio d’inizio di ogni partita sarà osservato un minuto di raccoglimento, al termine del quale sarà diffuso un audio storico che ricorderà le gesta dell’ex attaccante al Mondiale del 1982. Stasera la camera ardente rimarrà aperta ben oltre l’orario previsto (le 20) per permettere a chi è in coda di dare un saluto al campione. I tifosi della curva sud, quella degli ultras biancorossi, faranno una fiaccolata silenziosa per accompagnare lungo Viale dello Stadio la macchina con la salma di Pablito.