Oms, cruciali studi Cina: al vaglio una possibile origine animale del virus

Per ora ancora nessuna prova dell'origine in laboratorio

Gli studi in corso in Cina per colmare le lacune scientifiche identificate a febbraio dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dallo stesso paese asiatico in merito all’origine animale del nuovo coronavirus si riveleranno cruciali per aiutare a prevenire epidemie simili in futuro. Lo ha spiegato ieri a Xinhua Gauden Galea, rappresentante dell’Oms in Cina, secondo cui non esistono prove di un’origine o di una manipolazione umana del virus. “La Cina possiede la giusta capacità clinica, epidemiologica e di laboratorio per condurre tali ricerche”, ha precisato Galea.

I suggerimenti dell’Oms

Il 1 maggio, l’Oms ha annunciato che il comitato di emergenza dell’Organizzazione ha concordato all’unanimità sulla “emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” costituita dall’attuale pandemia di COVID-19, suggerendo una collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) e con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) per contribuire a identificare l’origine animale del virus SARS-CoV-2. Le raccomandazioni del Comitato di emergenza seguono i suggerimenti già inviati dallo stesso organismo all’Oms e alla Cina in data 23 e 30 gennaio affinché proseguissero le ricerche per individuare la fonte animale dell’epidemia. L’Oms, ha aggiunto l’esperto, non è coinvolta negli studi condotti in Cina ma è disponibile a partecipare alle ricerche sull’origine del virus responsabile della sindrome COVID-19 con altri partner internazionali, su invito del governo cinese.

I contatti tra Oms e Cina

“L’Organizzazione è in costante comunicazione tecnica con la Cina sin dal 3 gennaio circa la gravità, le dinamiche di trasmissione e la possibilità di infezione tra esseri umani, il decorso clinico e l’efficacia delle terapie sul nuovo coronavirus”, ha aggiunto Galea. “L’Oms ha fornito informazioni dettagliate alla comunità internazionale nel quadro dei Regolamenti sanitari internazionali”.