Migranti: sbarchi fermi, ma è allarme braccianti

Tra Foggia e Calabria lavorano a fatica. Rischio proteste povertà

Era il 27 febbraio quando in Italia, sulle coste brindisine, sono sbarcati gli ultimi 44 stranieri. Nel mese di marzo, per la prima volta quest’anno, gli sbarchi sono diminuiti rispetto a marzo 2019. Secondo i dati del Viminale parliamo infatti di 192 arrivi rispetto ai 262 dell’anno precedente e 1049 di dodici mesi prima. Sempre meno, quindi, i migranti in arrivo per mare, mentre quelli che già sono in Italia hanno sempre più in difficoltà trovandosi in molti casi senza lavoro e senza casa in un paese congelato dalla pandemia. Ritroviamo, così, i braccianti che raccolgono frutta e verdura nei campi, spesso soggetti ai controlli ma senza un contratto regolare da mostrare. Alcuni riescono a lavorare ma non sempre in sicurezza, con guanti e mascherine. Va ancora peggio per coloro che sulla testa non hanno un tetto, ma una lamiera o una tenda. Trascorrono le loro giornate in questi posti malandati e convivono con il rischio altissimo di contagiarsi tra loro.

La situazione in Calabria e nel foggiano

Nella piana di Gioia Tauro, in Calabria, e nei ‘ghetti’ del Foggiano si sono mobilitate numerose associazioni e sindaci alle prese con tensioni sempre più forti tra scarsa sicurezza, spostamenti vietati e povertà imminente. Nella provincia di Foggia ci sono circa 2500 persone sparse negli otto insediamenti abusivi, in particolare nella baraccopoli di Borgo Mezzanone. Un migliaio in Calabria, tra tendopoli e campi che raccolgono arance e clementine. “Ora che c’è il problema delle forniture di cibo nei supermercati con il coronavirus, si ‘scopre’ che questi lavoratori servono – denuncia Francesco Piobbichi del progetto braccianti di Mediterranean Hope a Rosarno -, ma a maggior ragione ora devono avere risposte rapide da parte delle istituzioni e condizioni di vita dignitose”. Alias sicurezza, regolarizzazione e ghetti da smontare, ripetono le ong della zona.

Uomini e donne abbandonati a sé stessi

Finita la stagione degli agrumi, i migranti si sposteranno verso Saluzzo per la raccolta di pesche, albicocche, mele o i pomodori in Puglia. “Ma ora sono bloccati, come faranno a spostarsi? Già vengono fermati in questi giorni e rimandati indietro se non hanno un contratto. Ma senza lavoro, come mangiano?“, chiede Ruggero Marra dell’Unione sindacale di base calabrese. Ieri alcuni che vivono lì hanno protestato chiedendo aiuti per mangiare e fare la spesa. Perciò è “sconcertato e addolorato “il sindaco Andrea Tripodi che rimarca: “la presenza dei migranti qui non scende dal cielo, è sempre stata funzionale alla nostra agricoltura ma una tendopoli deve restare finché c’è l’emergenza. Oltre, è inutile. Sarebbe solo un luogo di sofferenze e risentimenti”.

Meno grave la situazione in Sicilia e nelle isole

La situazione migliora in Sicilia, a Pozzallo ci sono solo 40 persone. Zero fra Lampedusa e Messina. In calo pure le presenze nei centri di permanenza per rimpatri: 344 secondo il Garante nazionale (in discesa dal 12marzo, quando erano 425) e fermi i rimpatri.