Lo storico Yuval Noah Harari immagina l’umanità dopo il virus

Collaborazione, solidarietà e scambio di informazioni sono le armi per sconfiggere il Coronavirus. Ma attenzione agli abusi politici

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Come sarà il mondo dopo il Coronavirus? Difficile immaginarlo. Il famoso storico Yuval Noah Harari, autori di libri di pregiata levatura, propone uno scenario sul quotidiano Financial Times.

Le decisioni di poche ore diventeranno la normalità

“Molti provvedimenti d’emergenza a breve termine diventeranno parte della nostra quotidianità. È nella natura stessa delle emergenze. Accelerano i processi storici. Decisioni che in tempi normali richiederebbero anni di attenta valutazione vengono approvate nel giro di poche ore. Tecnologie immature o perfino pericolose vengono applicate in gran fretta, perché altrimenti si correrebbe un rischio maggiore. Interi paesi fanno da cavie in esperimenti sociali su vasta scala. Cosa succede quando tutti lavorano da casa e comunicano solo a distanza? Cosa succede quando intere scuole e università finiscono online? In tempi normali nessun governo, impresa o ministero dell’istruzione accetterebbe mai di condurre esperimenti simili. Ma questi non sono tempi normali. In questo momento di crisi, dobbiamo fare due scelte particolarmente importanti. La prima è tra la sorveglianza totalitaria e la responsabilizzazione dei cittadini. La seconda è tra l’isolamento nazionalista e la solidarietà globale”, riporta lo storico.

 

La sorveglianza

“Per fermare l’epidemia, intere popolazioni devono seguire certe direttive. Ci sono due modi per ottenere che lo facciano. Uno è che lo stato controlli tutti i suoi cittadini e punisca quelli che infrangono le regole. Oggi, per la prima volta nella storia umana, la tecnologia consente di monitorare tutti in continuazione. Nella loro battaglia contro l’epidemia di Covid-19, diversi governi hanno già usato i nuovi strumenti di sorveglianza. L’esempio più noto è quello della Cina. Monitorando i cellulari dei cittadini, usando centinaia di milioni di telecamere per il riconoscimento facciale e obbligando le persone a controllare e riferire la temperatura corporea e le proprie condizioni di salute, le autorità cinesi possono non solo individuare i possibili infetti, ma anche seguire i loro movimenti e sapere con chi sono stati in contatto. Diverse applicazioni avvertono i cittadini se sono in prossimità di persone contagiate. Non è solo l’estremo oriente a usare questo tipo di tecnologia. Di recente, il primo ministro israeliano Benjamin Neta-nyahu ha autorizzato i servizi segreti interni a usare strumenti tecnologici di solito riservati alla lotta al terrorismo per seguire i malati di coronavirus. Quando la sottocommissione parlamentare competente si è rifiutata di approvare il provvedimento, Netanyahu l’ha imposto con un decreto d’emergenza”, ricorda Yuval Noah Harari.

Il piano globale contro il virus

“Sia l’epidemia in sé sia la conseguente crisi economica sono problemi globali. Possono essere risolti efficacemente solo con la cooperazione di tutti i paesi. Prima di tutto, per poter sconfiggere il virus dobbiamo condividere le informazioni a livello internazionale. I paesi dovrebbero essere disposti a condividere apertamente le informazioni e a chiedere umilmente consigli, e dovrebbero essere in grado di fidarsi dei dati e dei suggerimenti che ricevono. Serve anche uno sforzo globale per la distribuzione di materiale sanitario, soprattutto tamponi e respiratori. Invece di lasciare che ogni paese provveda da solo e accumuli tutto il materiale che riesce ad avere, uno sforzo globale coordinato potrebbe accelerare enormemente la produzione e garantire che gli strumenti salvavita siano distribuiti più equamente. Proprio come in tempi di guerra i paesi nazionalizzano le loro industrie più importanti, così la guerra umana contro il coronavirus potrebbe richiedere una umanizzazione delle linee di produzione più cruciali. Un paese ricco con pochi casi di contagio dovrebbe essere disposto a inviare materiale prezioso a uno più povero che ne ha molti, confidando sul fatto che se poi avrà bisogno di aiuto, altri paesi andranno in suo soccorso”.

Divisioni o solidarietà?

“L’umanità deve fare una scelta. Vuole proseguire sulla strada della divisione o prendere quella della solidarietà globale? Se sceglierà la divisione, non solo prolungherà la crisi ma probabilmente provocherà catastrofi ancora peggiori in futuro. Se sceglierà la solidarietà globale, la sua sarà una vittoria non solo sul nuovo coronavirus, ma anche su tutte le epidemie future e sulle crisi che potrebbero scoppiare in questo secolo”.