'Troll russi contro Mattarella', indaga la Procura di Roma

La Procura di Roma intende aprire un fascicolo per indagare sugli attacchi arrivati al Capo dello Stato, Sergio Mattarella nelle ore successive al suo 'no' a Paolo Savona come ministro dell'Economia. L'opposizione del presidente rischiò di non far partire l'esperienza del cosiddetto 'governo del cambiamento' formato da Lega e M5S. I social si riempirono di critiche per l'operato del Capo dello Stato e non mancò anche qualche insulto. L'indagine di Piazzale Clodio intende chiarire se all'origine della campagna social contro Mattarella ci fosse l'azione di presunti troll russi, ovvero profili anonimi dediti a scrivere messaggi provocatori. L'ipotesi è che le richieste di dimissioni rivolte a Mattarella nella notte tra il 27 ed il 28 maggio 2018 fossero partite da 400 profili creati in quelle ore e riconducibili a domini collegati all'area geografica russa. Il Copasir, guidato dal Pd Lorenzo Guerini, ha convocato in audizione per lunedì prossimo Alessandro Pansa, direttore dei servizi segreti, per riferire sulla vicenda. L'indagine della procura, invece, sarà affidata al pool antiterrorismo. 

Salvini scettico

Nell'intervista pubblicata oggi su “Il Foglio”, Matteo Salvini, ministro dell'Interno, si è espresso sulle presunte interferenze russe: “Da alcuni mesi – ha detto il vicepremier rispondendo ad una domanda – leggo che i russi starebbero influenzando la Brexit, le elezioni americane, francesi, italiane…Secondo me, sono solo fregnacce. Noi le elezioni le vinciamo ugualmente, non abbiamo bisogno di account falsi”. Proprio pochi giorni fa, la versione italiana della rivista online 'Wired' ha pubblicato un'inchiesta di Riccardo Saporiti che sembra smentire la tesi, già avanzata più volte da diversi media italiani e anche da fonti americane, di un'operazione degli hacker russi in favore dei movimenti sovranisti. Non a caso, Matteo Salvini ha condiviso quest'articolo sulla sua pagina Facebook commentando: “Una rivista specializzata smonta la tesi sugli “hacker russi” di giornaloni e tigí, che su questi temi, anziché approfondire, rilanciano a pappagallo le tesi a loro più gradite”.