Tav e Rai: nuove scintille Lega-M5s

Le scintille nella maggioranza di governo sono diventate ormai un fatto piuttosto frequente. Nella sola giornata di oggi, venerdì primo febbraio, i territori in cui si è consumato lo scontro sono stati due: i discussi cantieri Tav in Piemonte, nonché le nomine a viale Mazzini, sede della Rai.

Lo scontro sulla Tav

Al cantiere Tav di Chiomonte, imbiancato dalla neve, è stato stamattina in visita il vicepremier Matteo Salvini, che mentre stringeva le mani agli operai ha affermato: “Se tornare indietro costa come andare avanti, io sono per andare avanti”. Il segretario della Lega ha quindi aggiunto: “I 5 stelle hanno ragione, il progetto è partito probabilmente sovrastimato, ma ci sono 25 chilometri già scavati nella montagna: ritengo più utile completarli anziché riempire i buchi. L'opera si può ridimensionare, il contratto di governo è chiaro. A occhio si può risparmiare almeno un miliardo di euro, da reinvestire sulla metro di Torino o per il sostegno ai comuni interessati dall'opera”. La replica dei 5Stelle non si è fatta attendere. “Salvini non è andato a vedere il cantiere del Tav ma un buco di 5 metri. Di quale opera parla? Non esiste nessuna opera in corso. Su questo tema non bisogna fare propaganda elettorale, bisogna dire solamente la verità agli italiani. Noi vogliamo investire i soldi dei cittadini italiani per realizzare opere utili a tutti, opere che servono ai cittadini ogni giorno”, afferma, in una nota, Manlio Di Stefano, sottosegretario M5s agli Affari Esteri. La linea del M5s l'ha chiarita Luigi Di Maio, il quale ha detto che non andrà a Chiomonte “visto che lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c'è solo un tunnel geognostico. Per me il cantiere di Chiomonte non è un'incompiuta ma una mai iniziata. La spesa del Tav può essere benissimo dirottata sulla metropolitana di Torino o sull'autostrada Asti-Cuneo. Lasciamo i soldi a quel territorio ma investiamoli per cose prioritarie”.

Il “no” a Maria Giovanna Maglie

Il M5s fa inoltre quadrato per impedire l'ingresso della giornalista Maria Giovanna Maglie nel Servizio Pubblico. “No ai raccomandati in Rai”. Lo sottolineano fonti parlamentari dei pentastellati bocciando, per questo motivo, il profilo di Maria Giovanna Maglie, come conduttrice della striscia quotidiana che andrà in onda dopo il Tg1. Nel 1991, ricordano le stesse fonti, Maglie rilasciò un'intervista a Panorama in cui – si legge nell'articolo – Maglie affermava: “Credo che Craxi mi abbia, diciamo così, dato una mano per entrare in Rai”. Maglie, insistono nel Movimento, non è un profilo “adeguato” per il servizio pubblico dove “serve meritocrazia”. Critica anche l'Usigrai (Unione sindacale giornalisti Rai), che attraverso il suo segretario Vittorio Di Trapani comunica che la Maglie non è iscritta all'Ordine dei Giornalisti da tre anni: pronta la replica della diretta interessata, la quale afferma semplicemente di aver dimenticato di pagare le quote annuali. Secondo Massimiliano Capitanio, segretario leghista della commissione di Vigilanza Rai, “queste 'interessanti' polemiche confermano che la scelta di un professionista vero, intelligente e a tratti vulcanico, è assolutamente azzeccata per confezionare un prodotto indipendente, nuovo e destinato a creare dibattito“.