Smart&Start Italia: da oggi si possono inviare le domande

innovazione

Da oggi le domande con i nuovi criteri per la richiesta dell’agevolazione “Smart&Start Italia” possono essere inviate a Invitalia, soggetto gestore della misura.

L'agevolazione prevista

Il ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato la circolare che definisce i nuovi criteri e le modalità di presentazione delle domande per richiedere l’agevolazione prevista dalla misura Smart&Start Italia, che ha l’obiettivo di sostenere la nascita e lo sviluppo, su tutto il territorio nazionale, di startup innovative. Smart&Start Italia ha a disposizione circa 90 milioni di euro di risorse per finanziare piani d’impresa, di importo compreso tra 100 mila euro e 1,5 milioni di euro, finalizzati alla produzione di beni e l’erogazione di servizi ad alto contenuto tecnologico e innovativo. Questi piani d’impresa potranno essere realizzati anche in collaborazione con organismi di ricerca, incubatori e acceleratori d’impresa, Digital Innovation Hub. Le principali novità introdotte, sulla base del decreto ministeriale del 30 agosto 2019, riguardano la semplificazione dei criteri di valutazione e di rendicontazione, l’introduzione di nuove premialità, l’incremento del finanziamento agevolato fino al 90%, un fondo perduto fino al 30% per le imprese del Sud e un periodo di ammortamento fino a 10 anni. 

La nuova economia

Il rapporto Istat “Cittadini, Imprese e ICT”  rileva un impiego sempre più diffuso ed evoluto di internet e tecnologie digitali nelle attività economiche e nelle famiglie, ma l'italia si espande più lentamente di altri nel web e resta ancora un (lungo) passo indietro rispetto alle medie europee. Qualche numero che rende chiaro il livello di innovazione tecnologica in Italia: il 65,3% degli italiani di 6 anni e più si è connesso alla Rete negli ultimi 12 mesi (era il 63,2% nel 2016), mentre circa il 47,6% vi accede tutti i giorni. In un anno, gli internauti che fanno acquisti online sono passati dal 50,5% al 53,0%. Ma anche se continua ad aumentare la quota di imprese che vendono online (+12,5%) solo il 10% (media Ue 16%) di quelle che hanno un sito web (72%) fanno attività di eCommerce e intanto gran parte del commercio elettronico italiano passa per lo più attraverso i retailer e marketplace stranieri (Amazon, eBay).

Coscienza digitale

L’Italia accusa ancora un notevole ritardo rispetto agli altri paesi europei, soprattutto per l’acquisto e la vendita di beni e servizi online. I conti sono presto fatti: in Italia ci sono circa 4 milioni di siti web, ma dato che le partite Iva attive sono 6,2 milioni, il risultato è che ancora diversi milioni di aziende italiane non sono presenti sul web. Questi numeri, in pratica, ci dicono che non c’è ancora una “coscienza digitale” tra le imprese, in particolare tra le PMI, oltre a professionisti e artigiani, come riferisce la Piattaforma CMS WordPress, Internet continua a espandersi e la digitalizzazione avanza senza sosta: a tutt’oggi globalmente ci sono oltre un miliardo e ottocento milioni di siti web attivi, gli utilizzatori della Rete quasi quattro miliardi, mentre quotidianamente partono 130 miliardi di email e ogni giorno si fanno quattro milioni di ricerche su Google. Il mercato che devono e possono affrontare le imprese italiane è sterminato ed essere presenti sul web è vitale per la loro stessa sopravvivenza.Internet offre adesso opportunità strabilianti e impensabili fino a pochi anni fa per vendere online e ampliare il mercato di riferimento.

Business on line

La corsa è cominciata da un po’, ma paradossalmente il ritardo italiano ha l’occasione di trovarsi di fronte a praterie digitali mature e dotate di soluzioni adeguate, messe a punto negli ultimi anni, che oggi possono offrire uno straordinario vantaggio competitivo per aprire e consolidare canali di comunicazione e di business online. Dal punto di vista dell’offerta, le imprese italiane con almeno 10 dipendenti, che hanno ricevuto un ordine online sono state appena l’8%, mentre la media della Zona Euro si attesta al 18%. Il divario tra Italia ed Europa si accentua ulteriormente se si considera che tra queste imprese il fatturato prodotto mediante Internet dalle piccole e medie imprese è stato pari al 6% del totale. Questo accade non per scarse capacità industriali ed economiche, ma solo e soltanto perché le nostre imprese non hanno una sana e adeguata presenza sul web e, cosa più grave,  non sentono ancora l’esigenza “culturale” di averla.