Sisma magnitudo 4,6 nel maceratese

Torna la paura nelle Marche, dove nella notte è stata registrata una scossa di terremoto di magnitudo 4,6. La scossa, che si è verificata alle 5.11 di mattina, ha avuto epicentro a 2 chilometri dal comune di Muccia (Macerata), ed ipocentro a 9 chilometri di profondità. I dati sono stati diffusi dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), sottolinenando che si tratta ancora della sequenza del 24 agosto 2016. Oltre che nelle Marche, la scossa è stata avvertita anche in Umbria, Lazio, Toscana e Abruzzo. Fino ad ora sono state registrate oltre 10 repliche, tra cui due di magnitudo 3.5 alle 5.46 e alle 6.03; quest'ultima ha avuto epicentro a 2 chilometri da Pieve Torina, in provincia di Macerata. 

Crolla un campanile a Muccia, scuole chiuse a Pieve Torina

Fortunatamente non si sono registrati feriti. La scossa, però, ha causato il crollo del piccolo campanile della chiesa del '600 di Santa Maria Varano a Muccia. “E' uno stillicidio continuo che ci sta snervando e che non si ferma – ha affermato il sindaco di Muccia, Mario Baroni – le scosse si ripetono da svariati giorni, anche con un'escalation nell'intensità”. 

Il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci, invece, ha comunicato che oggi le scuole del comune resteranno chiuese per precauzione. “Abbiamo dei danni – hapsiegato Gentilucci – stiamo verificando anche le Sae (soluzioni abitative in emergenza, ndr)”. Nel comune sono state evacuate quattro famiglie per i danni e i rischi di stabilità interni degli immobili. 

Ingv: stessa sequenza del 24 agosto 2016 

Nel frattempo, l'Ingv, ha fatto sapere che la scossa registrata questa mattina alle 5.11 fa ancora parte della stessa sequenza sismica che il 24 agosto 2016 ha sconvolto il centro Italia. Il terremoto di magnitudo 4.6 è stato 500 volte inferiore a quello di magnitudo 6,5 del 30 ottobre 2016, ha affermato il presidente dell'Istituto, Carlo Doglioni. “E' normale che una sequenza che ha mobilitato un volume così grande duri a lungo – ha spiegato Doglioni – Per una sequenza che ha mobilizzato un volume più piccolo, come quella legata al terremoto de L'Aquila del 2009, sono stati necessari tre anni per tornare a un'attività con valori confrontabili a quelli precedenti all'evento. E' quindi possibile che la sequenza che si è attivata nell'agosto 2016 duri ancora non meno di un anno“.