Si difende la famiglia, Verona costretta a blindarsi

Negli ultimi tempi qualcuno si è chiesto se Verona in questo fine settimana stesse tornando al Medioevo. Piuttosto, a ben guardare, sembra essere brevemente tornata agli anni settanta, quelli degli opposti estremismi. La differenza è che non ci sono più rossi e neri, piuttosto “transfemministe” e partecipanti al Congresso Mondiale delle Famiglie presso il Palazzo della Gran Guardia; divise, le due fazioni, da poche centinaia di metri e dalla presenza delle forze dell’ordine. Da una parte fumogeni rosa, cartelli contro il patriarcato (sic) e per l’emancipazione sessuale (doppio sic) e cori contro un presunto redivivo fascismo (triplo sic). Dall’altra un confronto con le istituzioni per trovare politiche favorevoli alla nascita di nuovi bambini e di sostegno alle famiglie. Presenti Elisabetta Gardini, eurodeputata di Forza Italia, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, il ministro ungherese per la Famiglia, Katalin Novak, i ministri italiani Marco Bussetti, dell’Istruzione, Lorenzo Fontana, della Famiglia, e Matteo Salvini, vicepremier e capo del Viminale.

Meloni: “Ecco chi è oscurantista”

C'è spazio, nel corso degli interventi, per rivangare le polemiche delle scorse ore. Lo fa la Meloni, che risponde all'altro vicepremier Luigi Di Maio, il quale aveva definito “sfigati” i partecipanti all'evento scaligero. “Ci hanno detto retrogradi, sfigati, oscurantisti – le parole della leader di FdI -. Ci hanno detto di tutto. Rispedisco al mittente queste accuse. Credo che il retrogrado sia chi vuole attuare la censura in Italia”. E ancora: “Oscurantista è uno Stato che dopo aver patrocinato ogni cosa, compresa una mostra con un crocifisso immerso in un bicchiere di pipì, e che oggi si vergogna di dare il patrocinio a iniziative come queste”. Secondo la Meloni, piuttosto, “impresentabile è chi sostiene pratiche come utero in affitto, aborto a nono mese e somministrare un farmaco ai bambini per cambiare sesso a 11 anni“.

Salvini loda i Centri d'Aiuto alla Vita

Nell'intervento di Salvini, invece, il dito è puntato verso la campagna stampa che ha accompagnato il Congresso, montando polemiche. E poi la precisazione di rito: “Sono qua non per togliere qualcosa a qualcuno, ma per dare qualcosa”. Ha ribadito che “ognuno in camera da letto fa ciò che vuole”, ed ha aggiunto: “I bambini non possono essere vittime dell'egoismo degli adulti”, ecco allora che “occorre modificare il diritto di famiglia, perché un matrimonio purtroppo può finire”, ma “nei litigi degli adulti non devono essere messi in mezzo i bambini”, i quali – sottolinea il segretario della Lega – “hanno diritto ad avere una mamma e un papà e dei nonni, non un 'genitore 1' e un 'genitore 2'”. Di qui il suo attacco al gender: “Ho il terrore del pensiero unico, della 'marmellata unica globale' senza identità: il bimbo è bimbo e la bimba è bimba”. Il vicepremier ha quindi rivolto alle femministe del corteo contro il Congresso ad occuparsi di chi davvero discrimina le donne: i fondamentalisti islamici che sostengono che “la donna vale meno dell'uomo”. A proposito di diritti delle donne, Salvini ha voluto encomiare pubblicamente il lavoro del Centro d'Aiuto alla Vita Buzzi di Milano, che offre sostegno al parto alle donne tentate dall'aborto. C'è spazio, poi, per le proposte concrete: “Stiamo lavorando per un sistema fiscale a misura di famiglia, asilo gratis a tutti e per rendere più veloci e meno dispendiose le adozioni per quelle 30mila coppie italiane che da anni sono in attesa di adottare un bambino”. All'incontro con la stampa, infine, il ministro dell'Interno (con maglia di Generazione Famiglia) risponde all'altro vicepremier Di Maio che ha definito stavolta “fanatici” i partecipanti al Congresso. “Sì, sono un fanatico – la replica salviniana – ma dei diritti dei bambini“. Infine Salvini cita George Orwell e il suo 1984: “Per qualcuno parlare di mamma e papà sarebbe uno psicoreato” da censurare. Giust'appunto: all'uscita dalla Gran Guardia, difficoltà a raggiungere l'automobile, nonostante scorta e forze dell'ordine, per Meloni e per Salvini, a causa dei contestatori che si sono staccati dal corteo transfemminista.


Corteo transfemminista a Verona