Sentenza sull’Italicum: Renzi e Salvini chiedono il voto, Fi frena, M5s riflette

Urne o passaggio parlamentare per rendere omogeneo il sistema elettorale. La politica si divide su quale sia la strada da seguire dopo la decisione della Corte Costituzionale dell’Italicum. Il vaglio della Consulta, così come fu per il Porcellum, lascia in eredità una legge elettorale “immediatamente applicabile”. Su questo aspetto fanno leva i sostenitori del voto anticipato. Come Matteo Renzi che nel giorno della sentenza rilancia il suo progetto politico con un post comparso sul suo nuovo blog. Il premier rimarca i risultati raggiunti nei mille giorni di governo in un post che, di fatto, da il la alla sua campagna elettorale.

Sulla stessa linea d’onda i due leader della destra sovranista Giorgia Meloni (Fdi) e Matteo Salvini (Lega Nord). Nel mezzo il Movimento 5 Stelle che da una parte chiede il voto ma dall’altro s’interroga sull’opportunità di un passaggio parlamentare che allunghi i tempi. Decisa a chiedere l’omogeneità del sistema elettorale è, invece Forza Italia. Opzione, quest’ultima, prediletta anche da Pietro Grasso. Prima ancora che uscisse la sentenza, il presidente del Senato ha auspicato che le Camere “nei prossimi mesi” lavori così da “garantire per le due Camere sistemi elettorali coerenti ed omogenei”. Qualcuno ha letto queste parole come l’interpretazione del pensiero del presidente Mattarella, che nel discorso di fine anno aveva sottolineato l’esigenza di due sistemi omogenei.

Ma la sentenza della Corte risponde a questa esigenza? Per Renzi sì, come ha spiegato ai suoi, e come ha dichiarato il vicesegretario Lorenzo Guerini: La legge che esce dalla Consulta “è tendenzialmente omogenea e immediatamente applicabile”, quindi si può votare subito. Concetto ribadito dal capogruppo Ettore Rosato: “propone con forza a tutti i partiti il Mattarellum: se il Parlamento non riesce a trovare un accordo su questa legge, abbiamo due leggi per la Camera ed il Senato armonizzate dalla Consulta, utilizziamole” votando a giugno. La strategia sarebbe dunque quella di verificare nelle prossime due settimane la percorribilità in Parlamento del Mattarellum, dopo di che Gentiloni dovrebbe salire al Quirinale: la dead line è il 10 febbraio, quando sono attese le motivazioni della sentenza della Consulta.

Tutta Forza Italia, come detto, chiede esattamente il contrario: che il Parlamento lavori per rendere del tutto omogenei i due sistemi, possibilmente approvando il proporzionale anche per la Camera. Ma per un profondo intervento del Parlamento sono anche Ncd e tutti gli alleati di governo più piccoli, nonché la minoranza del Pd, come hanno dichiarato Pierluigi Bersani e Roberto Speranza. Anche se sul tipo modello elettorale non puntano al proporzionale puro che vogliono gli “azzurri”. Subito dopo la sentenza i 5 Stelle hanno ignorato il divieto di interviste imposto ieri da Grillo: da una parte Alessandro Di Battista è sembrato auspicare un voto immediato, dall’altra Luigi Di Maio ha detto che “bisogna estendere al Senato la legge della Camera” per andare alle urne “in primavera”, cosa che si può fare in “due giorni”. Concetto, questo, ribadito da Danilo Toninelli.