Scuola, riaprire il tavolo sul costo standard di sostenibilità

Il sistema scolastico italiano vive problematiche che devono essere affrontate in modo sistemico. Il primo dato di fatto è che la sola scuola statale, di per sé, non arriva a rispondere al fabbisogno educativo. Né può essere l’unica scelta. D’altro canto, alla scuola paritaria viene riconosciuta ma non garantita la dignità di servizio pubblico, che consentirebbe alle famiglie – in dovere costituzionale di scegliere il percorso educativo dei figli – di scegliere senza pagare due volte, e le tasse e la retta. Se ne è parlato nel corso dell’atteso Convegno “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa” promosso da USMI e CISM con i patrocini dell’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università della Conferenza Episcopale Italiana e del Senato della Repubblica.

Il caso limite più evidente è quello degli studenti disabili, sempre più spesso esclusi dal sistema educativo per mancanza di risorse scolastiche. La questione è stata affrontata recentemente sia a Milano, sia a Roma, in due contesti molto diversi, ma dai quali emerge uno scenario inequivocabile. Sia nel capoluogo lombardo, in casa UIL Scuola l’8 novembre, sia nella capitale il 14 novembre in casa USMI-CISM, è emersa l’esigenza di riaprire il tavolo ministeriale sul costo standard di sostenibilità, avviato dall’allora ministro e attuale senatrice PD Valeria Fedeli.

In particolare, le testimonianze emerse nell’appuntamento romano del 14 Novembre mettono in chiaro il fatto che la scuola pubblica paritaria cattolica non solo non intende togliere risorse al sistema scolastico, ma può essere messa in condizione di fornire quel contributo sostanziale di libertà di scelta educativa, cui la sola scuola statale non può rispondere.

La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, intervenuta sul tema, ha messo in evidenza il valore del diritto della famiglia come espressione di una libertà di scelta che deve declinarsi nella ricchezza del pluralismo educativo, garantito appunto dalla scuola pubblica paritaria. A questa affermazione ha fatto eco il Cardinale Gualtiero Bassetti che, come presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha posto l'accento sulla necessità per tutti, anche per chi non è abbiente, di accedere ad una “scuola di qualità” che non tema censure, e che garantisca un vero servizio pubblico all’insegna del diritto al pluralismo educativo.

La grande urgenza, anche morale, cioè “di civiltà” della Nazione, riguarda i disabili e la mancanza di fondi per gli insegnanti di sostegno, punto su cui da tempo si stanno battendo anche le associazioni dei genitori, come l’AGESC. Il punto sul budget è stato però messo a fuoco dalla FISM, la Federazione Italiana Scuole Materne, di cui si celebrano i 45 anni dalla fondazione. Riguardo alla scuola dell'Infanzia, il Ministero afferma che il costo effettivo per ogni bambino nella scuola dell’Infanzia statale è 6-7000 euro. Che cosa ricevono le scuole comunali e della FISM? 500 euro all'anno, cioè 3 euro al giorno pro capite. È un problema politico, culturale, ideologico. Nelle scuole aderenti alla Federazione operano 40.000 persone, che sono ben formate ma che non godono degli stessi diritti dei colleghi che operano nelle scuole dell’infanzia statali, dove spesso sono costretti a migrare, dopo una formazione pagata tutta dal sistema delle scuole paritarie. Partendo dalla scuola dell’Infanzia, gli stessi problemi si riscontrano anche riguardo alla realtà della formazione professionale, che deve essere collegata sia alla scuola, per la conclusione degli studi, sia al territorio per l'inserimento nel mondo del lavoro. Se le scuole, nel contesto attuale di mancato riconoscimento del diritto alla libertà di scelta educativa della famiglia, continuano a chiudere, ciò implica conseguentemente il venir meno di un reale pluralismo educativo. La libertà di scelta della famiglia, la dignità del disabile, la libertà d'insegnamento sono valori non negoziabili – ha ricordato padre Gaetani (CISM) che suggerisce un percorso comune “la sfida è dialogare sui valori, per riscrivere la grammatica delle cose che contano”. Gli fa eco sr Nicla Spezzati (USMI): “Qui si gioca un patrimonio cristiano; oggi o si converge presentandosi come “corazzata” o non si va da nessuna parte. Se non diventiamo un corpo coeso non possiamo parlare della magistralità di Cristo. La Chiesa per sua natura è educante”.

Le conclusioni sono affidate a sr Anna Monia Alfieri che con la consueta chiarezza ed essenzialità tira le fila. La via che conduce a questi riconoscimenti è la definizione del costo standard di sostenibilità, proposta che ha trovato accoglienza trasversale da parte dei politici e dei ministri della Pubblica Istruzione che negli anni si sono succeduti: dall'onorevole Gelmini, a Giannini, fino ad arrivare alla ministra Fedeli che volle aprire il tavolo sul costo standard dando la possibilità a tutte le associazioni e le componenti sindacali di prendervi parte. Che si riapra, questo tavolo, perchè solo una politica sgombra da preconcetti ideologici, ma basata su dati scientifici ed economici incontrovertibili, potrebbe portare la scuola italiana ai livelli europei, cosa che avviene solo per due-tre Regioni, come drammaticamente e con chiarezza segnalato dagli ultimi dati Ocse Pisa. Se non si riflette, si muore. Senza educazione libera e di qualità, addio Paese civile.