Scintille tra Di Maio e Confindustria

Non c'è pace per il decreto Dignità. Dopo le polemiche sulla relazione tecnica allegata al testo, con la previsione di 80 mila posti in meno nell'arco di 10 anni inserita all'insaputa del Ministero del Lavoro, arriva ora la dura stroncatura di Confindustria. Il parere presentato stamane dall'associazione industriali di fronte alle Commissioni riunite di Lavoro e Finanze, infatti, si è rivelato estremamente critico nei confronti del dl. Il decreto Dignità, secondo il giudizio riportato in audizione dal direttore generale di Viale dell'Astronomia, Vincenzo Boccia, “contiene misure e adotta strumenti che renderanno più incerto e imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita“. L'affondo non ha mancato di suscitare la pronta reazione del ministro Di Maio, padre del decreto, che ha accusato Confindustria di fare “terrorismo psicologico”.

Imparzialità messa in discussione 

Nella sua replica, il vicepremier pentastellato ricorda come Confindustria non sia nuova a previsioni apocalittiche sugli scenari politico-economici nazionali: “Sono gli stessi – dice Di Maio – che gridavano alla catastrofe se avesse vinto il no al Referendum, poi sappiamo come è finita”. In passato i vertici di Viale dell'Astronomia non hanno fatto mistero di auspicare il mantenimento del Jobs Act, provvedimento dell'era renziana che il nuovo governo punta a smantellare proprio con l'approvazione del dl Dignità. La linea di Confindustria sotto la presidenza di Vincenzo Boccia si è caratterizzata per la particolare sintonia con la stagione politica appena conclusa: a testimoniarlo, l'appoggio alle riforme istituzionali poi bocciate nel referendum del 2016 e l'intervento a ridosso delle politiche del 4 marzo in cui Marcella Panucci, direttore generale dell'associazione, definiva “voto non utile” quello dato in favore del protezionismo e del sovranismo.

Non solo Jobs Act 

Nel mirino della relazione odierna, presentata alle Commissioni proprio da Marcella Panucci, non c'è solo la demolizione del Jobs Act ma anche le nuove misure previste per le delocalizzazioni. Il testo di Confindustria, infatti, accusa il decreto Dignità di procedere ad una criminalizzazione di queste ultime. Su questo punto Di Maio ha replicato a stretto giro, rivendicando il “pesantissimo disincentivo” contenuto nel dl in questa materia: “Se delocalizzi fuori dall’Unione europea – ha spiegato il capo politico del M5S – paghi anche sanzioni pari a quattro volte i soldi che hai ricevuto dallo Stato”.

La relazione odierna di Confindustria contesta proprio questo disincentivo definito “punitivo” perchè “contempla una sanzione aggiuntiva alla restituzione dell'aiuto percepito”. Dunque, se per Di Maio costituisce il fiore all'occhiello del “suo” decreto, Confindustria dimostra di considerarlo uno degli elementi più problematici.