Salvini apre a Di Maio, Berlusconi frena

Nonostante un incontro tutto sommato sereno svolto a Palazzo Grazioli non più tardi di 24 ore fa, il clima in casa Centrodestra sembra tutt'altro che tranquillo, al di là di toni cauti e rassicurazioni varie. Qualche divergenza di troppo, infatti, nella linea d'azione intrapresa da Salvini, che l'elettorato italiano ha indicato come il leader di maggior consenso popolare all'interno della coalizione, e Silvio Berlusconi che dello schieramento è sempre stato il capo carismatico. Divergenza che, a maggior ragione, emerge nell'atteggiamento che il leader del Carroccio ha assunto nei confronti del partito che ha ottenuto, al di fuori delle coalizioni, il maggior numero di voti, vale a dire il Movimento Cinque stelle:  “A nome della coalizione più votata dagli italiani – ha detto Salvini – ho ritenuto mio dovere telefonare a Di Maio, Martina e Grasso, per aprire un dialogo sulle presidenze delle Camere, per garantire agli italiani che si perda meno tempo possibile e che si rispetti il voto del 4 marzo. Rendere più veloci e trasparenti i regolamenti, tagliare vitalizi e spese inutili sarà una nostra priorità”. Il che, in buona sostanza, significa un avvicinamento e una possibilità di intesa che, fino a qualche mese fa, appariva alla stregua di un miraggio.

Prove d'intesa

Il punto focale della discussione è sempre l'accordo sulle nomine per la presidenza delle Camere ma, a quanto sembra, nel raggio del confronto rientrerebbero anche le strategie governative ipotizzate sugli scenari possibili. Per questo il segretario della Lega ha telefonato al leader politico M5s, spiegando successivamente di aver “concordato sulla necessità di confrontarsi sulle presidenze delle due Camere nel rispetto del voto degli italiani”. Salvini ha inoltre precisato di avere “il mandato della coalizione a sentire gli altri segretari sulle Presidenze delle Camere” e che “i ragionamenti sugli organismi di garanzia sono slegati da ragionamenti sul governo”. In conferenza con la stampa estera, il leader del Carroccio ha comunque escluso la possibilità di alleanza con gli sconfitti (il Pd) e ha sottolineato che “sui nomi e sui ruoli non ci sono pregiudizi di partenza. Mi interessa il progetto: se c'è condivisione di progetto ragioniamo, non mi interessa chi vince. Abbiamo un programma e chiunque venga al governo con noi deve impegnarsi a cancellare la legge Fornero, a ridurre le tasse, a rendere l'Italia più federale e meno burocratica”.

Berlusconi gelido

Chiudendo alla possibilità di accedere alla presidenza del Senato e affermando che sarà il suo nome a essere indicato come candidato premier del Centrodestra alle consultazioni con Mattarella, Salvlini ha mostrato quella certa apertura verso i pentastellati sufficiente a scavare un solco con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, decisamente poco entusiasta nell'immaginare un governo formato dalla coalizione e dal Movimento, tanto da dire, entrando in Parlamento, che la porta l'ha aperta “ma per cacciarli”. Confermando una tendenza più orientata a un'intesa con i dem, Berlusconi ha ribadito che “non esiste un'ipotesi di un governo Lega-M5s perché moltissimi deputati della Lega sono eletti anche con i voti di Fi, di Fratelli d'Italia e di Noi per l'Italia, quindi hanno un vincolo con questi elettori”.