Salta il tavolo sull'Ilva. Il Governo: “Mancano le condizioni”

Salta il tavolo di confronto sul futuro dell'Ilva con il Governo che considera irricevibile la proposta dell'azienda AccelorMittal Invest e i sindacati sul piede di guerra. L'annuncio è arrivato direttamente dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Abbiamo incontrato con il viceministro Bellanova l'azienda e abbiamo comunicato che l'apertura del tavolo in questi termini è irricevibile – ha riferito il ministro – soprattutto per quanto concerne gli impegni sui livelli di stipendio e inquadramento dei lavoratori su cui c'era l'impegno dell'azienda a rispettare l'attuale situazione. Il Governo – ha proseguito – è esattamente sulla sua linea di sempre. Quello che oggi manca rispetto all'offerta non sono i numeri degli esuberi, su cui si può discutere; manca invece un pezzo degli impegni che l'acquirente ha preso nei confronti del Governo sui livelli salariali e gli scatti di anzianità, su cui non si prevedeva di ripartire da zero ma di mantenere quelli attuali. In assenza di una conferma su questo punto il Governo ritiene non ci siano le premesse per aprire un tavolo di confronto”, ha sottolineato Calenda.

Mancano le condizioni

“Abbiamo comunque chiesto alla società, in avvio di tavolo, di confermare questi elementi – ha chiarito il ministro – A parte il piano occupazionale, il riconoscimento per un costo medio intorno ai 50.000 euro; questa conferma non è avvenuta e pertanto, senza questa conferma, il tavolo per noi non si può aprire. Abbiamo richiamato e richiameremo ancora, nelle prossime ore, gli azionisti alla loro responsabilità e alle obbligazioni assunte con il Governo italiano per quel che riguarda gli esuberi. Per riuscire a ridurli bisogna sedersi e discuterne, è molto importante che questa vicenda complessa, che avviene nel quadro di regole europee molto difficile e molto stringente, sia gestita in maniera responsabile da parte di tutti e noi riteniamo che oggi questa responsabilità, dalla dichiarazione di partenza dell'azienda che acquisisce, non ci sia stato e, pertanto, tale responsabilità l'abbiamo richiamata”.

Lavoratori in piazza

I sindacati hanno apprezzato la fermezza del Governo, ribadita anche dal ministro della Difesa Roberta Pinotti a margine dell'inaugurazione di una caserma dei carabinieri in Liguria: “Il Governo su Ilva non arretrerà minimamente, chiedendo all'azienda di mantenere tutto quello che era nell'accordo iniziale. Il Governo sa di essere all'inizio di una trattativa. Vuole diminuire il numero degli esuberi e migliorare le condizioni dei lavoratori”. Che sono scesi in piazza per protestare contro la perdita di posti di lavoro. A Taranto l'adesione allo sciopero, iniziato alle 7, è stata pressoché totale, al punto che l'Ilva ha dovuto fermare l'acciaieria 2. Sciopero anche a Novi Ligure, altro sito Ilva, ma c'è tensione in un po' tutto gli stabilimenti, tra cui quello di Genova Cornigliano. Un migliaio di lavoratori hanno attraversato il capoluogo ligure. Una delegazione di lavoratori e sindacati è stata ricevuta in prefettura dove, ad attenderli, c'erano già il sindaco di Genova, Marco Bucci, il presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini e il governatore ligure Giovanni Toti: “E' un problema grosso quello degli esuberi: siamo qui a ricordare che Genova ha già pagato un prezzo su questo stabilimento – ha detto il presidente della Regione prima che iniziasse la riunione – Qui esiste un accordo di programma che prevede dei diritti e dei doveri reciproci; qui nessuno ha disdettato questo accordo di programma che nasce dalla chiusura dell'area a caldo e che ha fatto pagare già un prezzo occupazionale a Genova” ha ricordato Toti.

Il commento dei sindacati

I sindacati dei metalmeccanici puntano a rivedere i numeri degli esuberi, oggi quantificati in 4.000 sui 14.200 addetti totali del gruppo Ilva – 3.330 in eccedenza a Taranto – e le modalità di assunzione del personale da parte della società Am Investco Italy partecipata da Arcelor Mittal e Marcegaglia. “Bene stop Governo al tavolo trattativa. Ma non è sufficiente. Su #Ilva non accettabili licenziamenti, esternalizzazioni e riduzioni salari” ha twittato Francesca Re David, segretaria generale Fiom. “Sapevamo che il negoziato sarebbe stato durissimo ma con queste premesse più che un'intesa ravvisiamo solo la volontà di scontro da parte dell'azienda” ha invece commentato il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli secondo il quale “l'azienda dovrà tornare al tavolo dopo il confronto con gli azionisti. Se ciò non avvenisse, il governo metterà in campo tutto quanto nelle sue prerogative per il rispetto degli impegni presi”. “Il governo ha preso una posizione molto forte – ha affermato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – recependo la presa di posizione del sindacato, le sue critiche, le sue preoccupazioni e la lotta dei lavoratori”. “Serve un piano industriale degno di questo nome: parlare di quattromila esuberi è invece, semplicemente inaccettabile, così come lo è la riassunzione con il Jobs Act, che farebbe perdere salario e diritti ai lavoratori” ha infine dichiarato il segretario generale dell'Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera.

La vicinanza dell'arcivescovo

“Sono preoccupanti le notizie che mi giungono in merito al passaggio di proprietà di Ilva, faccio mie le ansie dei lavoratori e della città tutta” ha commentato l'arcivescovo di Taranto mons. Santoro al Sir. “Il momento richiede fermezza nel perseguire innanzitutto la salvaguardia del lavoro, della salute e dell’ambiente, così come abbiamo ripetuto ogni qual volta ne abbiamo avuto occasione. Se da un lato le dichiarazioni dei ministri ci invitano alla fiducia, faccio mia la voce dei tarantini che non possono accontentarsi di rassicurazioni generiche: al Governo chiediamo impegni sottoscritti con le parti che garantiscano la piena occupazione e il rispetto dei diritti acquisiti degli operai. Attendiamo, pertanto, rassicurazioni ufficiali. Lo stesso dicasi per il calendario delle prescrizioni ambientali“. Per l’arcivescovo “un solo giorno di ritardo nell’applicazione dell’Aia è un giorno in più di oltraggio all’ambiente, un giorno in meno di salute per i tarantini. Oggi ce lo ricorda il vento da Nord che li obbliga a restare in casa, a chiudere le finestre, ad aver paura di respirare. Non possiamo essere tranquilli”. Per questi motivi, conclude mons. Santoro “esprimo la mia vicinanza ai lavoratori del siderurgico in sciopero. Taranto, per troppo tempo divisa, lacerata, deve trovare lo slancio per far sentire forte la propria voce in un momento così cruciale della sua storia”.

La reazione dell'azienda

La delegazione dei vertici di ArcelorMittal “è rimasta sconcertata” dalla decisione presa dal Ministro Calenda di non aprire il tavolo. Lo riferisce una fonte vicina alla cordata Am InvestCo sottolineando che la decisione è stata “del tutto inattesa”. La delegazione guidata dal Ceo della divisione europea Geert Van Poelvoorde e dal presidente e amministratore delegato di Am Invest Co Matthieu Jehl “si è presentata al Mise, in tutta buona fede, sperando di avviare una trattativa che possa però essere sostenibile da tutti i punti di vista, compreso quello economico”.