Riforma fiscale e riduzione delle tasse, la ricetta di Lagarde per il Paese

“E’ necessario intervenire sulle riforme strutturali e sulle modifiche istituzionali che possono dar spazio alla produttività e alla crescita dell’Italia“: a dirlo Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, intervenuta oggi all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bocconi.

Tre i settori cruciali per Lagarde, inevitabili se il nostro Paese si vuole davvero avviare sulla strada della ripresa economica e sociale: “la riforma del mercato del lavoro, la riforma giudiziaria e quella del settore bancario”. Dimensioni, ha spiegato il direttore dell’Fmi, che “dobbiamo tenere in mente nel dipingere la tela di una forte crescita, su tutti i fronti e ricca di prospettive di lavoro in Italia”.

Per quanto riguarda l’occupazione, Lagarde plaude al Job Act: è importante, ha detto il numero uno dell’Fmi, per “migliorare il mercato del lavoro per lavoratori e imprese”, a patto che sia “accompagnato da misure finalizzate alla riduzione del cuneo fiscale, che scoraggia gli investimenti in lavoro e capitali”. Secondo Lagarde, il Jobs Act, con “il suo obiettivo di creare un nuovo contratto di lavoro con una protezione gradualmente crescente è così importante” per combattere il dualismo sul mercato del lavoro tra chi ha contratti a tempo determinato e giovani assunti con contratti temporanei.

Un altro elemento importante del provvedimento del governo Renzi, per Lagarde, sono “le politiche attive del mercato del lavoro che prevedono aiuti affinché i disoccupati ricevano formazione e assistenza nella ricerca dell’impiego di cui hanno bisogno. Austria, Finlandia e Svezia dimostrano come tali politiche possano funzionare”. In ogni caso, il Jobs Act dovrà essere accompagnato, sottolinea il direttore dell’Fmi, da “misure finalizzate ad abbassare le aliquote fiscali marginali, o cuneo fiscale”. Il carico fiscale sul lavoro in Italia, “rimane ben oltre la media Ocse. Riportare il cuneo fiscale sul lavoro in Italia al livello della media europea potrebbe abbassare la disoccupazione giovanile di 4-8 punti percentuali. Questo potrebbe significare da 60 mila a 130 mila giovani che tornerebbero a lavorare”.

Secondo Lagarde “ci vogliono regimi per i casi di insolvenza per aiutare imprese e famiglie a ripianare i loro bilanci” e, per le banche, “i tassi di cancellazione dei debiti devono essere significativamente incrementati per riportare il rapporto dei crediti inesigibili ai livelli pre-crisi”. A livello generale, la “rivitalizzazione” delle piccole e medie imprese in Italia “può essere di importanza cruciale per facilitare il flusso del credito nella economia, dal momento che rappresentano il settore portante dell’economia del Paese” e che “a causa della grande pressione fiscale e la bassa redditività, stanno soffrendo più delle grandi imprese per la crisi finanziaria”. “Una strategia mirata a favorire la ristrutturazione del settore delle pmi – ha sintetizzato il direttore generale dell’Fmi – darebbe impeto alla crescita e alla creazione di posti di lavoro”.

Nel settore bancario italiano “la riforma è necessaria per renderlo più forte nel sostenere la ripresa soprattutto delle piccole e medie imprese”. Attualmente, ha sottolineato Lagarde, il sistema finanziario italiano è “onerato dai prestiti inesigibili e limitato nella sua capacità di offrire credito. La valutazione complessiva della Bce è stata un importante passo per definire la entità del problema e i suoi possibili rimedi”.

Secondo Lagarde “ci vogliono regimi per i casi di insolvenza per aiutare imprese e famiglie a ripianare i loro bilanci” e, per le banche, “i tassi di cancellazione dei debiti devono essere significativamente incrementati per riportare il rapporto dei crediti inesigibili ai livelli pre-crisi”. A livello generale, la “rivitalizzazione” delle piccole e medie imprese in Italia “può essere di importanza cruciale per facilitare il flusso del credito nella economia” dal momento che rappresentano “il settore portante” dell’economia del Paese e che “a causa della grande pressione fiscale e la bassa redditività, stanno soffrendo più delle grandi imprese per la crisi finanziaria”. “Una strategia mirata a favorire la ristrutturazione del settore delle pmi – ha concluso il direttore generale del Fmi – darebbe impeto alla crescita e alla creazione di posti di lavoro”.