REPONSABILITA’ CIVILE: GIUDICI DIVISI, NON PASSA LO SCIOPERO

Non passa la linea dura all’assemblea dell’Anm convocata per decidere come reagire di fronte all’aggravamento della responsabilità civile dei magistrati divenuta legge poco più di un mese fa. Ai voti ha prevalso la linea moderata proposta dalla maggioranza di Area e Unicost. Nessuno sciopero dunque ma la richiesta, rivolta al legislatore, di introdurre un filtro contro le azioni temerarie rivolte nei confronti delle toghe. E’ stata poi promossa una sospensione per tre giorni (dal 22 al 24 giugno) delle attività di supplenza, cioè quelle cui i giudici si prestano per far camminare la macchina giudiziaria, pur non essendo loro compito. All’assemblea, richiesta con una raccolta firme, si è dunque ricompattato il fronte dei magistrati moderati, con una mozione unitaria di Magistratura Indipendente e Autonomia e Indipendenza (la corrente nata per scissione, in dissenso con la partecipazione al governo dell’ex leader di Mi Cosimo Ferri), che prevedeva in ultima analisi anche uno sciopero ad ottobre. Ma i numeri, 756 a favore contro i 1.212 di quella di maggioranza, restituiscono un’Anm divisa sulle iniziative da adottare, e una fetta di magistratura in dissenso con la giunta.

“Chiediamo fiducia e rispetto, ascolto, buona organizzazione, leggi adeguate, per la giustizia, per chi lavora nella giustizia e per tutti i cittadini”, ha detto il presidente Rodolfo Sabelli, aprendo l’assemblea, dopo un minuto di silenzio in memoria delle vittime della strage al palazzo di giustizia di Milano. “Siamo sgomenti – ha aggiunto – davanti alla rabbia che può raccogliersi sulla giustizia”. Il documento approvato rinnova la richiesta di modificare la norma sulla responsabilita’ delle toghe: che il legislatore si faccia carico “attraverso diversi strumenti giuridici da inquadrarsi nell’ambito della lite temeraria o dell’abuso del processo, dell’esigenza di stroncare sul nascere azioni pretestuose o che si presentano manifestamente infondate”, attraverso “meccanismi che impediscano un uso strumentale dell’azione contro lo Stato volta a rimettere in discussione, in modo non ammissibile, gli esiti di vicende processuali definite o magari ancora in corso di definizione”.

Ha proposto, inoltre, al Csm di individuare i carichi esigibili, chiede la cessazione delle attività di supplenza, e di indire un tavolo tecnico col governo per “il decoro e la sicurezza degli uffici giudiziari”. Oltre a questi punti, il documenti di MI e A&I chiedeva, in assenza di risposte adeguate, uno sciopero nel mese di ottobre. La spaccatura, ha commentato il segretario di Magistratura Democratica, Anna Canepa, “non e’ una pagina bellissima. Dopo i fatti di Milano, si pensava di trovare unita’ su cose importanti come la difesa della giurisdizione, e resta l’amarezza per non esserci riusciti”. Al contrario per il segretario di Mi Antonello Racanelli, “è il segno che una grossa fetta della magistratura è del tutto scontenta rispetta alla linea della giunta. Questa maggioranza ha il timore di qualsiasi iniziativa forte contro il governo”.