Renzi chiude la Leopolda e attacca la minoranza del Pd

Il premier Matteo Renzi ha concluso la terza e ultima giornata di lavori alla Leopolda con un attacco alla minoranza del Pd e ai “teorici della ditta quando ci sono loro e dell’anarchia quando ci sono gli altri”. La platea è esplosa in un ”fuori, fuori” riferito alla sinistra interna. Un fragoroso applauso ha accolto un’altra polemica affermazione di Renzi nei confronti dell’ex premier e segretario D’Alema: “Ha detto: ‘noi la riforma l’avremmo fatta meglio’. Io chiedo: perché non l’ha fatta, allora, in questi anni?”. Non è mancato un siparietto legato al maltempo che si è abbattuto su tutto il Centro Italia e ha provocato un breve black out pochi istanti prima che Renzi salisse sul palco. “Sappiate che è stato tutto organizzato dal castigo divino per i nostri discorsi di questi ultimi giorni – ha scherzato – E il fulmine è arrivato nel momento opportuno”.
“C’è un po’ di amarezza – ha poi continuato – perché in parte del nostro partito è prevalso il messaggio che gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell’Ulivo perché non erano loro a comandare la sinistra stanno decretando la fine del Pd perché hanno perso un congresso e usano il referendum come lo strumento per la rivincita. Con rispetto, umiltà ma decisione non ve lo consentiremo. Ieri abbiamo razionalmente smontato tutte le bufale del No ma a loro non basta perché per loro il referendum serve a bloccare tutto ciò che, partendo da qui, abbiamo fatto. Dicono di difendere la Costituzione ma stanno cercando di difendere solo i loro privilegi e la possibilità di tornare al potere. Sanno che il 4 dicembre è l’ultima occasione per tornare in pista. Lo hanno capito anche i bambini che vogliono restare in campo, al loro posto, senza cambiare nulla “.
“Il nostro 2017 – ha proseguito Renzi – potrebbe essere un anno meravigliosamente difficile ma meravigliosamente bello: l’anno della svolta per l’Italia e l’Europa, a partire dall’appuntamento del 25 marzo 2017 sui trattati Ue. A quel governo volete arrivarci con un’Italia delle idee o con un ‘governicchio tecnicicchio’? Con un’Italia che guarda all’Europa o a classe dirigente politica che non può che continuare a fallire? Con il referendum costituzionale – ha aggiunto il premier – siamo ad un bivio, è il derby tra passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra rabbia e proposta, tra nostalgia e domani. Possiamo affrontarla nel merito, la riforma: abbiamo smascherato le bufale “.
Renzi ha poi parlato della situazione dei terremotati e della legge di stabilità. “A tutti gli sfollati vorrei andasse il primo pensiero non solo della Leopolda ma di tutti gli italiani che credono che risolveremo anche questa, che saremo capaci di ricostruire, che andremo oltre il sentimento di orgoglio che abbiamo avuto nell’estrarre vive 238 persone, una cosa mai accaduta in Ue. Non basta rispondere all’emergenza e se vogliamo essere coerenti e non utilizzare il terremoto come set di grande show, dobbiamo mettere in atto una politica di prevenzione”. Quanto alla legge di bilancio ha sottolineato che “tutte le spese per l’edilizia scolastica” legate alla messa in sicurezza sismica “saranno fuori dal Patto di stabilità, che piaccia o non piaccia ai funzionari di Bruxelles”.
Le ultime battute Renzi le ha riservate alla sindaca di Roma e alle elezioni americane. “Ci sono giovani che hanno paura del cambiamento, non è dunque una questione di età, ci sono quarantenni che dicono no alle metro” è stata la stilettata nei confronti della Raggi. Quanto al voto negli Stati Uniti, scontato l’endorsement per Hillary Clinton: “Fra due giorni c’è un nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Io spero che ci sia ‘una’ nuova presidente degli Stati Uniti d’America”.