Renzi chiude la convention al Lingotto: “La nostra forza è il confronto con gli altri”

“Non vogliamo un partito di correnti e spifferi, ma un partito in cui ci sia la comunità. Un partito con più leader, non uno solo. La leadership è un modello culturale sbagliato, chi ha idee le tiri fuori”. Si è chiusa la convention al Lingotto, con l’ex premier Matteo Renzi intento a discorrere davanti alle cinquemila persone presenti nell’ex stabilimento Fiat: “Nelle scorse settimane qualcuno ha cercato di distruggere il Pd perché c’è stato un momento di debolezza innanzitutto mia. Ma non si sono accorti che c’è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd, indipendentemente dalla leadership: si mettano il cuore in pace, c’era prima e ci sarà dopo di noi e ora cammina con noi”. Poi prosegue: “La partita inizia adesso, la mozione sarà scritta la prossima settimana, ma c’è il progetto per il Paese. Noi non sappiamo se il futuro è maggioritario o proporzionale, abbiamo le nostro idee, ma dopo il 4 dicembre quel disegno di innovazione istituzionale è più debole, la forza delle nostre idee è il confronto con gli altri e allora vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte”. Il candidato alla segreteria del Pd ha poi rivolto un’attenzione ai giovani: “E’ ovvio che i giovani non sono più quelli di una volta, altrimenti saremmo noi. Mettiamoli davanti alla sfida”.

Gli interventi

Presente anche il presidente del Consiglio in carica, Paolo Gentiloni, alla giornata conclusiva della convention renziana al Lingotto di Torino, organizzata in vista delle primarie per la segreteria del Partito democratico. Non è previsto che il premier prenda la parola nel corso dei lavori dell’assemblea, ripresi nella mattinata del 12 marzo, ma ha espresso via Twitter la sua vicinanza al percorso politico di Matteo Renzi e del Pd: “Oggi al #lingotto17 con Matteo Renzi. Più forza al Pd per il futuro dell’Italia”. Il terzo e ultimo giorno di convention democratica nel capoluogo piemontese ha messo in cartello numerosi interventi, dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, all’ex sindaco di Torino, Piero Fassino. Presenti anche il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e il sottosegretario dem, Tommaso Nannicini.

Presente anche l’eurodeputata, nonché ex ministro del governo Letta, Cecile Kyenge, la quale ha commentato anche gli eventi di Napoli, in occasione della visita del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, alla Mostra d’Oltremare: “Salvini ha il diritto di presentare la sua proposta dove e come vuole, ma noi abbiamo il dovere di chiamarla con il suo nome: istigazione all’odio”.

Il ministro Fedeli ha sottolineato la necessità di una presenza femminile a livello di leadership: “Va bene Matteo Renzi e Maurizio Martina, ma accanto a loro mancano due giovani leader donne. Lo dico a Matteo e Maurizio: c’è una mancanza”. Poi un appunto sulla scuola: “Raddoppiare nei prossimi cinque anni i fondi per scuola università e ricerca. E aprire un fronte di discussione con l’Europa per tenere queste risorse fuori da ogni vincolo”.

La seconda giornata al Lingotto

Nel corso della seconda giornata, i protagonisti erano stati il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, conforme alla linea dell’appartenenza comune (con tanto di citazione di Giulio Regeni), e Emma Bonino, applauditissima (pur stroncando l’entusiasmo del pubblico con la frase “non applauditemi adesso, perché le cose che dirò non vi piaceranno”), intervenuta al Lingotto parlando dell’immigrazione: “La verità è che l’immigrazione, ordinata, è nel nostro interesse. I sei milioni di immigrati nel nostro paese, ecco, noi di loro abbiamo bisogno. Troviamo il coraggio di dirlo. Producono l’8 percento del Pil, sono contribuenti netti, nel 2014 hanno pagato le pensioni di 640mila italiani e hanno anche inventato delle imprese scoprendo delle nicchie che gli italiani non volevano aprire”.