Renzi alla cena Pd: “Avanti con le riforme, ma solo con chi ci sta”

La cena di autofinanziamento del Pd a Roma si è conclusa verso mezzanotte. Il premier, di fronte alle decine di invitati al Palazzo delle Fontane dell’Eur, ha rassicurato sul rispetto del patto del Nazareno, e se le sue parole da un lato hanno mostrato un’apertura nello “scrivere le regole del gioco insieme con il centrodestra, con Grillo e con le altre forze politiche”, dall’altro, comunque, hanno posto dei freni: “Siamo disposti a fare le riforme con chi ci sta – ha sottolineato – se poi qualcuno si tira indietro, noi però andiamo avanti”, perché “quello che noi non accetteremo mai sono i veti”.

Renzi è dunque aperto ad altri possibili accordi sui contenuti delle riforme, come avvenuto in modo evidente ieri con il voto congiunto di Pd e M5S sui giudici della Consulta e del Csm. E in merito alla possibilità di elezioni anticipate – di cui si sarebbe lamentato proprio Berlusconi – le sue affermazioni sono state chiare: “Il risultato del Pd alle europee non si usa per fare i giochini politici, come per esempio le elezioni nel momento in cui a noi converrebbe di più. Noi questo 40,8% lo mettiamo a disposizione del Paese, lo reinvestiamo sull’Italia, ed è uno sforzo pazzesco: mandare avanti le riforme tutte insieme”.

Poi, per la prima volta, è stato toccato al premier anche l’argomento dei conti italiani: “Gli indicatori economici italiani non sono positivi. Verrebbe voglia di dire che il Pil non conta niente”, ha affermato citando – e poi lanciando su proiettore – il discorso di Bob Kennedy sull’inadeguatezza del Pil per misurare la ricchezza reale di un Paese. Infine, per concludere, non ha fatto mancare ai suoi ospiti “spettatori” una stoccata sui magistrati: “Ribadisco, anche se questo non è il punto centrale della riforma, che le ferie dei magistrati sono troppe. Per 20 anni si è parlato di giustizia solo per i processi che riguardavano qualcuno. Ma il punto è che io mi vergogno dello spread sulla durata del processo civile in Italia: tre volte il tempo di altri Paesi per arrivare solo a una sentenza di primo grado”.