Referendum sul Jobs Act, Camusso contro Poletti: “Niente giochini delle date”

Nuove polemiche dopo le parole di Giuliano Poletti sul referendum sul Jobs Act. Il ministro del Lavoro aveva detto che in caso di voto anticipato la consultazione sulla riforma varata dal governo Renzi, avrebbe potuto slittare. Nemmeno la successiva ammissione (“è stata una scivolata personale”) dello stesso Poletti è stata sufficiente per placare i malumori.

“Non si può scappare facendo il giochino delle date – ha affermato Susanna Camusso in un’intervista alla Stampa – abbiamo presentato una proposta di legge con quattro milioni di firme e tre quesiti referendari esattamente per questo”. Quindi, ha aggiunto la leader della Cgil, “se l’11 gennaio la Corte Costituzionale autorizza i tre quesiti su una cosa sono tranquilla: prima o poi bisognerà votarli”. Anche se forse “bisogna confrontarsi con i problemi, invece di pensare di rinviarli”. Camusso ha poi spiegato: “Siamo assolutamente coscienti che serva un riordino compiuto di tutta la materia del diritto del lavoro, ma quello che non si può fare sono le furberie”. Ovvero si può evitare i referendum sul lavoro “solo con una modifica legislativa che interpreti lo spirito del quesito referendario”.

Sul punto è intervenuto anche l’ex segretario Pd, Guglielmo Epifani. “Poletti ha fatto una dichiarazione insensata – ha detto a Repubblica – il Pd affronti le questioni e il governo cambi la legge, invece di congelare i referendum sindacali”. L’esecutivo, ha proseguito, “deve stare a sentire i lavoratori e aprire un confronto con le parti sociali”.

I quesiti puntano a cancellare la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ,e quindi la possibilità di licenziamento, ad abrogare le disposizioni che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore e a eliminare i cosiddetti voucher, ossia i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie.

Sul fronte opposto, il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sottolinea che questi referendum “provocano incertezza, ansietà del sistema Paese in cui i consumatori non consumano e gli investitori attendono“. Parole a cui replica, in serata, sempre Susanna Camusso: “Confindustria ricorre allo stesso schema del referendum sulla Costituzione. Ma le minacce delle disgrazie per non permettere la libera decisione delle persone non funzionano”.