Povertà al Nord e ripresa al Sud, come cambia l'Italia

Uno sviluppo cartografico dell’Italia, presentato dall’Istat e riferito agli ultimi 30 anni, si pone l’obiettivo di evidenziare diversi elementi del territorio e della cittadinanza, tra questi la densità, la destinazione e l’occupazione abitativa degli edifici, la superficie urbanizzata e l’indice di vecchiaia. Un approfondimento lo merita la cosiddetta “vulnerabilità sociale e materiale”. L’Istituto di statistica la considera come “l’esposizione di alcune fasce di popolazione a situazioni di rischio, inteso come incertezza della propria condizione sociale ed economica”.

Lo studio

E’ opportuno sottolineare le problematiche italiane ancor prima delle criticità naturali che il territorio reca con sé e che sono state rimarcate negli ultimi tempi, per effetto, purtroppo, delle disgrazie avvenute. L’aspetto “sociale” è stato messo un po’ in disparte, quasi dimenticato. L’impressione è che fenomeni come l’analfabetismo e lo squilibrio demografico siano considerati come un ricordo lontano. Lo studio si avvale di sette indicatori considerati nel loro insieme: l’alfabetizzazione della popolazione compresa tra i 25 e i 64 anni; la presenza di nuclei familiari formati da 6 o più componenti; l’incidenza delle famiglie monogenitoriali giovani (età del genitore inferiore ai 35 anni) e adulte (compresa tra 35 e 64); l'esistenza, in rapporto alle persone residenti in abitazioni occupate, di nuclei di più di 4 persone in case inferiori a 40 metri quadrati, più di 5 in 40-59 metri di superficie e più di 6 fra 60-79 mq; i giovani (tra 15 e 29 anni) non a scuola né con occupazione lavorativa; tutte le famiglie con figli che sono fuori dal mondo del lavoro. E’ molto interessante, inoltre, il confronto (sulla base dei censimenti nazionali), fra la situazione fotografata al 1991, quella al 2001 e la più recente del 2011. E’ possibile, infatti, rilevare alcune zone dell’Italia in miglioramento e altre, invece, in difficoltà, con un percorso a ritroso. Le cartografie sono sviluppate attraverso 4 fasce (opportunamente distinte con diversa colorazione): la migliore, quella del basso rischio di vulnerabilità, contraddistinta da un verde acceso; quella a medio-basso rischio, di color verde chiaro; a seguire c’è quella viola chiaro per il medio-alto rischio, conclude il viola scuro per le zone a livello alto. E’ possibile conoscere la situazione per ogni singolo Comune.

Il quadro

Il disagio è minimo nel Nord del Paese per crescere, tendenzialmente, andando verso il Centro e il Sud; non mancano, tuttavia, delle sorprese, sia in negativo sia in positivo. L’analisi deve tener conto, comunque, di un altro aspetto (non considerato in questa ricerca tematica dell’Istat): l’incidenza della popolazione straniera residente, in particolare per i fattori demografici, abitativi e della consistenza del nucleo familiare. Il quadro che si può ottenere, infatti, dalle tre diverse epoche rilevate, risulta anche dai poco più di 600 mila stranieri residenti nel 1991, saliti a quasi un milione e mezzo nel 2001 e attestatisi a oltre 4 milioni e mezzo nel 2011.

Il passato

La situazione del 1991 era molto positiva per il Settentrione, soprattutto nella Pianura Padana, con delle criticità nelle zone alpine della provincia di Bolzano. L’Italia centrale si divideva tra zone a rischio medio-basso e medio-alto, con delle oasi nella provincia di Arezzo. Nel Sud e in Sardegna il colore verde era assente dalla cartografia; un’area molto critica era quella della provincia di Foggia fino alla Basilicata. Nel 2001 il Nord è rimasto sostanzialmente invariato tranne qualche focolaio anche nel resto del Trentino Alto Adige. Alcune macchie di viola scuro sono apparse, per la prima volta, nell’Italia centrale. In Sardegna si sono notati dei miglioramenti a macchia di leopardo mentre la parte nordorientale della Basilicata si è riscattata con il primo verde chiaro.

Peggiora il Nord

Nel 2011 appaiono cambiamenti abbastanza rilevanti: l’Emilia Romagna è caratterizzata, nella parte occidentale, da piccole macchie viola che proseguono, in parte, in Liguria e nel Piemonte al confine con la Francia. I peggioramenti più rilevanti si notano, a sorpresa, nelle province di Siena, Grosseto e Macerata. La Sardegna e la Basilicata (a cui si aggiunge la provincia di Bari) continuano il loro trend positivo. La situazione attuale non è rosea e dimostra la forte incidenza dell’analfabetismo, della disoccupazione giovanile e di un aspetto poco considerato, quello della squilibrata densità abitativa: troppi residenti in poche decine di metri quadrati. La condizione privilegiata del Nord è in discussione, anche il Centro mostra qualche scivolone pericoloso in Toscana mentre il Sud mostra segni di ripresa. Occorre ricordarlo e rimarcarlo: l’Italia trema e viene sfigurata da frane e alluvioni, a farne ulteriori spese sono quelle popolazioni duramente compromesse nel sociale; queste sarebbero in condizioni critiche anche se l’Italia fosse un Paese a sismicità prossima allo zero e priva di alcun rischio idrogeologico.