Poco agnello e “bag antisprechi”: al ristorante il pranzo di Pasqua cambia volto

Cambiano i tempi e anche le mode della Pasqua a tavola. Sull’onda delle campagne di sensibilizzazione degli animalisti, sposate da personaggi pubblici come Silvio Berlusconi e Laura Boldrini, il piatto per eccellenza di queste festività (l’agnello) non sarà servito da un ristorante italiano su quattro. Altra novità – questa sì veramente lodevole – saranno le “bag antisprechi” per portare via gli avanzi dei pranzi consumati nei locali.

Al di là delle scelte veg o carnivore, la Federazione italiana pubblici eserciti (Fipe) stima un incremento delle presenze nei ristoranti del Belpaese dell’1,5% rispetto al 2016. Per il pranzo di oggi sono attesi attesi 3,7 milioni di clienti, in aumento dell’1,5% sul 2016. Circa il 45% delle persone che pranzeranno fuori casa sono turisti, principalmente italiani. Chi sceglie invece la tavola tra le mura domestiche o in agriturismo ha più probabilità di mangiare l’agnello: in un convivio su due, secondo Coldiretti, resta l’alimento più rappresentativo della Pasqua. Una tradizione, sottolinea l’organizzazione agricola, “determinante per la sopravvivenza dei pastori poiché, in questa festività, si acquista quasi la metà della carne di agnello consumata dagli italiani durante tutto l’anno.

Un’occasione inoltre per recuperare i piatti della transumanza, e, mai come quest’anno, per sostenere, con l’iniziativa #SalvaUnPastore, gli allevatori terremotati di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria dove, solo nei 131 comuni del cratere, sono allevate 213mila pecore e capre”. Sono 60mila, stima Coldiretti, gli allevamenti di pecore presenti in Italia, spesso concentrati nelle aree più marginali del Paese, per un patrimonio di 7,2 milioni di ovini, in maggioranza in Sardegna.