Pm Torino sui migranti: “La pietà è morta”

La pietà è morta, almeno quella declinata nel suo senso laico”. Esordisce così il procuratore generale torinese Francesco Saluzzo che ha messo il tema dei migranti e del trattamento che questi subiscono nel nostro Paese, al centro della riflessione dei magistrati all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il riferimento è ai casi verificatisi recentemente a Bardonecchia e più in generale lungo il confine con la Francia.

La politica di contrasto all'immigrazione clandestina e di controllo del territorio è “dovuta e sacrosanta” aggiunge il pg ma “al tempo stesso totalmente disinteressata al profilo umanitario”. In un passaggio finale del suo discorso, ripreso da Repubblica, Saluzzo affronta la difficoltà di applicare la normativa recente che riguarda i minori non accompagnati che arrivano sul nostro territorio, dicendo che il Ministero “smista come merce” questi giovani stranieri nelle comunità di seconda accoglienza in tempi non compatibili con le esigenze del rispetto umano e della necessaria integrazione. “Il ministero degli interni ha accusato la regione Piemonte di essere tra le poche che si oppongono a questi spostamenti forzati”. “Quel che più mi preoccupa è che sembra si stia affievolendo la cultura dei diritti e del diritto – ha detto Saluzzo – dei diritti primari e soprattutto degli ultimi”.

Anche il presidente della Corte d’Appello, Edoardo Barelli Innocenti, è sulla stessa linea, tanto da citare Primo Levi a proposito dei campi di sterminio: “Se questo è accaduto può succedere di nuovo!”. Il Presidente auspica un ritorno alla divulgazione della nostra Costituzione, “che ha direttamente stigmatizzato tutto quanto accaduto con l’avvento dei regimi totalitari attraverso la dichiarazione solenne dei diritti inalienabili dell’uomo e non solo del cittadino”. Poi conclude: “Tale affermazione va inserita nell’ambito della più stretta collaborazione e solidarietà con tutti gli altri popoli, non solo europei, sebbene a questi ultimi ci leghi la storia eia comune sentire, soprattutto in tema di libertà, diritti e forma democratica dello Stato”.  

Milano

Polemico il Procuratore generale di Milano Roberto Alfonso nel suo intervento per l'inaugurazione dell'Anno giudiziario milanese. “Fuor di polemica, purtroppo non appare soddisfacente, né può definirsi adeguata, l'attenzione finora posta dal ministero della Giustizia sulle criticità segnalate” dai capi degli uffici giudiziari milanesi. Per tali motivi, oltre a ricordare la “grave situazione” per le carenze negli organici, Alfonso chiede al Ministero di trovare “soluzioni adeguate, idonee a reperire le risorse necessarie”.

Genova

Il procuratore generale Valeria Fazio nel corso della sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Genova ha espresso preoccupazione per la sparizione dei migranti minorenni. “Preoccupazione per questo fenomeno è stata espressa anche dal Procuratore di Nizza – ha evidenziato Fazio – in una recente riunione tra Procuratori Generali e Dirigenti delle Procure italo-francesi di confine: l’intento è di provare a indagare su tale fenomeno, utilizzando gli strumenti di collaborazione di cui la Unione Europea è dotata; le difficoltà stanno non nella normativa, ma nelle carenze conoscitive in relazione ad una tragedia che pare lasciare indifferente gran parte dell’opinione pubblica, e di cui quasi nessuno parla”.

Napoli

Gli applausi della Sala dei Baroni del Maschio Angioino hanno accolto il passaggio del discorso del procuratore generale di Napoli Luigi Riello, che si scaglia contro un aparte del mondo della politica. “Si accusa spesso la magistratura di condizionare la politica con le sue indagini e i suoi processi. L’accusa va rovesciata: se la politica di riappropriasse del proprio primato, non attendendo arresti e condanne per cacciare gli impresentabili, non occorrerebbe attendere le manette per estromettere personaggi squallidi e spregiudicato. Insomma, a menare le danze, sarebbe la politica, purché affrancata da una concezione distorta e addomesticata del garantismo, che non vuol dire attendere una sentenza definitiva di condanna per non candidare ladri e corrotti”. Il pg Riello ha anche rimarcato “la preoccupante realizzazione di atti di violenza, particolarmente gravi, evidentemente motivati da odio razziale, perpetrati a Napoli, San Cipriano d'Aversa e Santa Maria Capua Vetere”, dove nei mesi scorsi alcuni immigrati sono stati presi di mira da colpi di pistola.

Firenze

“Desidero riservare particolare attenzione ai delitti contro la famiglia, ai delitti di maltrattamento, di lesioni volontarie, di violenza privata, di stalking. Si tratta di reati spesso strettamente connessi fra loro in una progressione criminosa destinata talora a sfociare in vere e proprie sistematiche vessazioni e, in casi estremi, in omicidi volontari. In oltre il 90% dei casi gli autori dei reati di maltrattamento sono mariti, conviventi, partner. Anche il reato di stalking vede, in circa due terzi dei casi, le donne quali parti offese del delitto. Se le parti offese sono prevalentemente donne, gli autori sono, invece, per lo più uomini, in larga parte italiani“.

Esordisce così il presidente della corte di appello di Firenze Margherita Cassano nella sua relazione di apertura ricordando che “come risulta dal decimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana curato dalla Regione e dall'Osservatorio sociale regionale, dal luglio 2009 al 30 giugno al 2018 si sono rivolte ai centri antiviolenza della Toscana 22.437 donne, con una media di sei casi al giorno“.

“In un anno sono stati 3.381 i casi di violenza denunciati. È aumentato – ha aggiunto Cassano – il numero delle giovani donne di età compresa tra i 18 e i 29 anni che si sono rivolte ai centri antiviolenza, così come pure il numero dei casi di violenza su bambini e adolescenti (nel 2017 2.770 bambini e ragazzi sono stati vittime di maltrattamenti in famiglia come si desume dal rapporto sulla violenza di genere in Toscana). Questi dati possono essere ricondotti ad una maggiore consapevolezza delle parti offese in ordine alle dinamiche della violenza di genere e ai propri diritti. L'emersione tempestiva del vissuto di violenza e di richiesta di aiuto è un dato sicuramente positivo che conferma l'importanza delle attività qualificate di formazione e sensibilizzazione sulla violenza di genere, nonché della presenza sul territorio dei centri preposti all'ascolto e all'aiuto”.

Il cerimoniale

L'Anno giudiziario, nell'ordinamento giudiziario italiano, è il periodo di tempo, corrispondente all'anno solare, nel quale è scandito lo svolgimento dell'attività giudiziaria secondo un calendario ad hoc.

Le modalità di svolgimento della cerimonia sono state modificate recentemente: fino al 2005, per ogni anno giudiziario, il Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione e il Ministro della giustiziapronunciavano davanti al Presidente della Repubblica e alle altre autorità presenti una relazione generale sull'amministrazione della giustizia. Similmente, i procuratori generali presso ciascuna Corte d’appello comunicavano al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministro della giustizia la relazione per il proprio distretto. Questo in conformità all'articolo 86 del regio decreto n. 12 del 1941, più volte modificato negli anni.

Dal 2006, a seguito di una modifica normativa, il Ministro della giustizia rende direttamente comunicazioni al Parlamento, sull'amministrazione della giustizia nell'anno appena trascorso e sugli interventi per l'organizzazione e il funzionamento dei servizi che si intende attuare nell'anno che inizia.

Successivamente, si riuniscono in forma pubblica e solenne (cioè con la partecipazione di tutte le sezioni, i procuratori generali, i magistrati delle procure generali e i rappresentanti dell'Avvocatura dello Stato) prima la Corte suprema di cassazione e quindi le corti d'appello per ascoltare la relazione generale del Primo Presidente della Corte di cassazione e le relazioni per i singoli distretti dei Presidenti di corte d'appello; si passa quindi agli interventi (facoltativi) dei Procuratori generali e dei rappresentanti dell'Avvocatura dello Stato.