Pd a rischio scissione, Giachetti: “D’Alema? Vuole distruggere tutto per una poltrona”

Dibattito sempre più serrato nel Pd sul voto, con il partito che sembra aver imboccato la strada della scissione. Da una parte la maggioranza renziana, ormai entrata in pieno mood elettorale, che punta a chiedere lo scioglimento delle camere appena saranno rese note le motivazioni della sentenza della Consulta sull’Italicum, dall’altra i dalemiani, contrari a questa ipotesi e pronti a lasciare i dem. Portando in dote, secondo le previsioni dell’ex segretario Ds, un 10% dell’elettorato di centrosinistra.

Critico con la mossa di D’Alema è Roberto Giachetti. “Un partito di sinistra varrebbe il 10%? Be’, un grande traguardo politico! – ha ironizzato nel corso di un’intervista a Qn – Sostanzialmente distruggere tutto per tornare in Parlamento. Ma chi segue D’Alema? Forse nemmeno tutta la minoranza dem. Quale credibilità può avere chi ha detto: ‘Sia che vinca il Sì o il No, tornerò a presiedere la Fondazione culturale dei Socialisti europei a Bruxelles e quindi non mi occuperò più della politica italiana’? Era il 12 novembre 2016. Dopo poche settimane ha convocato i comitati del No per organizzare la scissione“.

Giachetti ha spiegato: “Noi non cacciamo nessuno. Non è un problema nostro, ma della minoranza che, per etica e moralità politica, dovrebbe spiegare le ragioni per cui sta nel Pd. Non fanno altro che bombardare Renzi e il partito. Non ricordo, invece, una recente dichiarazione contro Grillo, Berlusconi o Salvini. Il nemico è sempre lo stesso: Renzi”. Secondo l’ex candidato sindaco di Roma “stare dentro al partito vuol dire accettare le regole comuni, non fare come ti pare minacciando scissioni. Pensano di essere la minoranza illuminata, e pretendono di comandare. Se poi Renzi e la maggioranza decidono diversamente, gridano alla deriva autoritaria”. In merito alle responsabilità di Matteo Renzi, “alcune riforme, come quella sulla Scuola, ma anche il Jobs Act, soprattutto sui voucher, andavano migliorate – ha ammesso – Ma tra qui e pensare di comandare pur essendo minoranza ne passa”.