Orlando: “Pd? Non è un partito personale”

Il Pd è l'unico a non essere un partito personale”: ne è convinto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, presente quest'oggi a Napoli per l'inaugurazione di una sede dell'associazione Dems. Secondo il guardasigilli, “il Pd in questo momento non è più sufficiente a portare avanti e immaginare in futuro la ricostruzione del centrosinistra, noi non pensiamo che esista una prospettiva fuori dal Pd”. A pesare sulle sorti dei dem, anche e soprattutto in vista delle prossime elezioni, secondo Orlando sono state “guerre di posizioni interne che ne hanno impedito la capacità di iniziativa”, disagio al quale si è cercato di recuperare “tardivamente e su una linea che, in qualche modo, ha dato risultati parziali”.

Orlando: “Tessuto da ricostruire”

Il ministro, comunque, non chiude a eventuali dialoghi post-voto fra le varie componenti del centrosinistra: “Noi oggi probabilmente non abbiamo la coalizione che avremmo voluto – ha aggiunto – ma significa anche che il tema si rinvia a dopo le elezioni: costruire e ricostruire il centrosinistra dentro, ma anche fuori dal Pd con militanti e iscritti, ma anche con chi se ne è andato e chi ha deciso di rimanere alla finestra e sono moltissimi”. Il leader della minoranza del partito, ha spiegato che la sua ala ha “la credibilità per provare a ricostruire un rapporto con quel mondo, con la società, con l'esterno. Non siamo particolarmente appassionati agli organigramma interni ma a ricostruire quel tessuto connettivo che si è disgregato… Vogliamo soltanto che ci diano ascolto e riflettano sul fatto che non c'è altra soluzione che puntare alla ricostruzione del centrosinistra, dell'eguaglianza sociale, di un partito riformista”.

Caso banche

Alquanto critica la posizione del ministro anche sull'atteggiamento del segretario del Pd, Matteo Renzi, in merito alla situazione del sottosegretario Maria Elena Boschi: “La linea che in queste ore e in questi giorni sta seguendo il partito porta a una sconfitta. Dobbiamo raddrizzare rapidamente la barra”. E, sulla commissione banche, il commento è emblematico: “Potrei dire che forse l'idea non fosse particolarmente intelligente, ma non lo dico… Sulla questione delle banche mi sono particolarmente arrabbiato per una ragione: un'operazione come quella avrebbe avuto un senso se alla fine di quella discussione il partito che si candida a guidare il Paese si mette anche nelle condizioni di indicare qual è il processo di riforma del sistema finanziario, dei controlli nel nostro Paese. Altrimenti è fare quello che fanno gli altri”.