Napolitano ha testimoniato davanti ai giudici di Palermo

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deposto stamane di fronte alla Corte d’Assise di Palermo nell’ambito del processo Stato-mafia. I membri sono giunti fino a Roma per raccogliere la testimonianza del Presidente in merito a quanto gli raccontò l’ex magistrato Loris D’Ambrosio – deceduto nel 2012 – a proposito di ‘indicibili accordi’ tra Cosa Nostra e i rappresentanti delle istituzioni. La stampa non è stata ammessa in aula. Dalle dichiarazioni rilasciate dagli avvocati delle parti, all’interrogatorio – durato circa tre ore – il capo dello Stato ha risposto a tutte le domande. Ha inoltre chiesto al presidente della Corte di Assise, Alfredo Montalto, di poter rispondere anche a domande del legale di Riina che la Corte non aveva ritenuto ammissibili: “Presidente, se lei permette voglio accontentare l’avvocato ed evitare di ripetere nuovamente in altra occasione questo evento”.

I due temi probatori erano la lettera scritta a Napolitano nel 2012 da D’Ambrosio – al tempo suo consigliere giuridico – dopo essere stato sentito dai Pm di Palermo, e le informative riservate degli apparati di sicurezza su un progetto mafioso di attentare, tra il 1993 e il 1994, alla vita di Napolitano e di Giovanni Spadolini, che all’epoca erano, rispettivamente, presidenti della Camera e del Senato. Nella lettera a Napolitano, che è stata peraltro resa pubblica dal Quirinale, D’Ambrosio manifestava il suo timore di poter essere considerato “utile scriba di indicibili accordi” negli anni ’90, quando come magistrato era in servizio prima all’antimafia e poi al Dap. D’Ambrosio era anche stato interrogato circa le sue telefonate con Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza nel processo per la trattativa.

I contenuti dell’udienza trapelano solo grazie alle dichiarazioni rilasciate alla stampa dagli avvocati di pare all’uscita dal Quirinale. Gioivanni Airò Farulla, avvocato del Comune di Palermo, ha confermato che “Giorgio Napolitano ha dichiarato alla corte che, all’epoca, non aveva mai saputo di accordi tra apparati dello Stato e Cosa Nostra per fermare le stragi”. Nicoletta Piergentile, uno degli avvocati di Nicola Mancino, ha riportato che Napolitano “non ha mai parlato esplicitamente di trattativa e sul fatto di poter essere oggetto di attentato nel ’92-’93 e che lui non si era minimamente turbato perché faceva parte del suo ruolo istituzionale. Adesso – ha concluso Piergentile – si andrà avanti con tutti gli altri testi in calendario”.

Il Quirinale auspica che “la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l’acquisizione agli atti del processo, affinché – si legge nella nota – sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all’opinione pubblica” dell’udienza. Nel testo si sottolinea che il Presidente della Repubblica ha risposto a tutte le domande “con la massima trasparenza e serenità”.