Musumeci è il nuovo presidente

Come previsto dagli exit-poll e, in buona parte, confermato dalla lunga giornata di spoglio elettorale: Nello Musumeci, candidato del Centrodestra, è il nuovo presidente della Regione Sicilia. Il testa a testa con il pentastellato Giancarlo Cancelleri, protrattosi di proiezione in proiezione a partire dalle 8 del mattino, si è concluso con l'allungo definitivo al 40% che, di fatto, consegna il governatorato siciliano a Musumeci gelando le ambizioni M5S. Per la verità manca ancora qualche sezione ma, a ogni modo, il risultato è dato per acquisito: un'imposizione importante per il Centrodestra unificato, capace di prendersi il successo in quella che, dai più, era considerata come la prova generale in vista delle politiche del 2018. “Siamo passati da un moderato ottimismo all'euforia della vittoria”, avevano commentato membri dello staff dell'ex An, già in fase di festeggiamento qualche ora fa, a spoglio non ancora completato: “Sarò il presidente di tutti i siciliani – ha commentato il nuovo governatore dalla sede del suo comitato elettorale, a Catania – di coloro i quali hanno ritenuto di sostenermi e di votarmi e anche di coloro i quali, legittimamente, hanno ritenuto di votare per altri o addirittura di non partecipare al voto”. In base ai dati forniti dall'ufficio elettorale della religione siciliana, seguono Fabrizio Micari (Centrosinistra) col 18,83%, Claudio Fava (Sinistra) col 6,17% e Roberto La Rosa (indipendentisti) con lo 0,72%. 

La scarsa affluenza alle urne

La giornata di voto si è distinta per la scarsa affluenza, con il 46,67% definitivo registrato a urne chiuse: in sostanza, su 4.661.111 degli aventi diritti, in 2.179.474 si sono recati ai seggi nell'arco orario tra le 8 e le 22, a fronte dei 2.203.165 (47,41%) di cinque anni fa. Rispetto al voto del 2012, che portò al governatorato della Sicilia il dem Rosario Crocetta, solo in tre province su nove la percentuale di affluenza è stata più alta: a Messina, dove si è recato al voto il 51,69% (rispetto al 51,24% di 5 anni fa), a Catania (51,58% contro 51,09%) e a Palermo, dove ha votato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parte del 46,4% complessivo. Nel 2012 aveva votato il 46,28% degli aventi diritto.

Minniti: “Vigilare sullo spoglio”

Da Roma, il ministro degli Interni, Marco Minniti, ha allertato con una circolare le Prefetture dell'isola invitandolole ad “elevare al massimo la cornice di sicurezza” prestando particolare attenzione “ai momenti più delicati del voto e dello scrutinio dove più spesso si verificano irregolarità”. Tuttavia, al momento, non si riscontrano particolari problemi. Ad Augusta e Modica un uomo e una donna, sono stati denunciati per violazione sulle norme della legge elettorale: entrambi sono stati sorpresi all'interno della cabina mentre fotografavano le schede elettorali. A Messina, invece, il delegato della lista Udc-Sicilia Vera ha chiesto l'intervento della Digos “per la presenza di alcune persone davanti ai seggi di due scuole che avvicinano gli elettori”.

Gli exit-poll

Buona parte dell'attenzione, comunque, è stata convogliata sulla scarsa risposta dei siciliani alla chiamata alle urne: addirittura il 53,23% degli elettori si è astenuto dalla votazione per eleggere il presidente della Regione e i 70 componenti dell'Assemblea regionale. La più bassa affluenza si è registrata a Enna con il 27,23%; segue Caltanissetta con 29,94%. La percentuale più alta è a Messina con il 40,7%, seguono Catania (39,75%), Siracusa (38,42%) e Ragusa (37,6%). A Palermo ha votato il 36,34% dei cittadini, a Trapani il 35,87%; ad Agrigento il 30,19%.

La disfatta della Sinistra

Già a partire dall'exit-poll, proseguendo poi a spoglio in corso, i leader politici hanno commentato i risultati elettorali in Sicilia. A parlare per primo è il capo della Lega, Matteo Salvini, che ha affermato: “La cosa certa è che il governo è stato sfiduciato dall'80% dei siciliani. Ora scioglimento del Parlamento ed elezioni subito”. Ma nel Pd si parla già apertamente di sconfitta. “L'andamento degli exit poll – ha detto il responsabile Enti Locali del Pd, Matteo Ricci – conferma una sconfitta tanto netta quanto annunciata. Ne prendiamo atto e ringraziamo il professor Micari per l'impegno e la dedizione avuta, al pari di tutte le democratiche e i democratici che ci hanno sostenuto in questo difficile confronto. Ora dobbiamo ripartire da loro e dai tanti siciliani che ci hanno votato”. Sulla stessa scia anche il coordinatore del Pd, Lorenzo Guerini, che ha dichiarato: “Se i risultati confermeranno gli exit poll di stasera ci troveremmo davanti a una sconfitta tanto annunciata da tempo quanto netta e indiscutibile”. Davide Faraone, Sottosegretario di Stato del Ministero dell'Istruzione, ha attaccato Mdp e Si: “Micari ha avuto il coraggio che non ha avuto Grasso di fare il candidato del centrosinistra in una logica larga, proposta da Si e Mdp salvo poi tirarsi indietro. La nostra idea era di riproporre il modello Palermo poi la sinistra si è tirata fuori: prima Grasso, di cui abbiamo atteso per due mesi il suo sì e poi le altre forze politiche della sinistra per fare danno a Renzi facendo in modo che la partita la giocassimo noi da soli”.

Grasso non ci sta

Pronta la replica di Grasso, affidata al suo portavoce. “Il presidente del Senato – ha sottolineato – ha comunicato ufficialmente e con parole inequivocabili l'impossibilità, per motivi di carattere istituzionale, di candidarsi alla Regione Siciliana il 25 giugno scorso. Non si può certamente addebitare a Grasso il fatto che, al di là dell'ardita ipotesi di far dimettere la seconda carica dello Stato per competere all'elezione del Governatore della Sicilia, per lunghe settimane non si sia delineato alcun piano alternativo. Imputare a Grasso il risultato che si va profilando per il Pd, peraltro in linea con tutte le ultime competizioni amministrative e referendarie, è quindi una patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni, di carattere politico e non personalistico, in merito al bilancio della fase attuale e alle prospettive di quelle future”.