Migranti, primo giro di vite sulle ong: nave tedesca fermata a Lampedusa

Prima applicazione pratica del codice di comportamento per le ong che soccorrono migranti predisposto dal ministero degli Interni, sottoscritto sinora da tre organizzazioni. La nave Iuventa della ong tedesca “Jugend Rettet“, che non ha firmato il protocollo, è stata bloccata in nottata al largo di Lampedusa dalla Guardia costiera italiana, che l’ha scortata fino al porto.

Controlli

Dall’imbarcazione sono stati fatti scendere 2 siriani, che sono stati accompagnati nel Centro di prima accoglienza dell’isola. I due migranti erano stati trasferiti in precedenza a bordo della nave della ong tedesca proprio da una delle unità militari italiane impegnate nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo. Per scortare in porto la Iuventa sono intervenute diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell’ordine anche sulla banchina. Il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, il tenente di vascello Paolo Monaco, è salito a bordo della nave dove è rimasto per oltre due ore nella cabina di comando. “Si tratta di un normale controllo, che abbiamo fatto e che non comporterà alcun problema – ha spiegato l’ufficiale dopo essere sceso dalla Iuventa -. Ora controlleremo i documenti di tutto l’equipaggio e già questa mattina potranno ripartire da Lampedusa se dagli accertamenti emergerà che tutto è in regola”.

La nave fermata

La ong Jugend Rettet, fondata nel 2015 da giovani dell’alta e media borghesia tedesca che hanno scelto di salvare i migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, aveva acquistato due anni fa la Iuventa nel porto di Endem, in Germania, trasformando quel vecchio peschereccio in una vera nave adatta a missioni di search and rescue.

Il codice

Il Viminale ha definito insieme ai tecnici della Commissione Ue le 13 regole contenute nel codice proposto alle organizzazioni umanitarie e da Bruxelles è arrivato un sostegno all’iniziativa italiana, dopo che ieri la maggioranza delle ong aveva disertato il tavolo della firma. “L’idea del codice – ricorda la portavoce della Commissione europea per Migrazione e Affari interni Natasha Bertaud – era stata unanimemente sostenuta da tutti i ministri dell’Interno al consiglio Ue, perché questo documento porterà molta più chiarezza a tutti gli attori sulle pratiche” da adottare e “assicurerà alle ong che, se aderiscono ad alcuni principi e standard operativi in linea con la legge internazionale, avranno la garanzia di accedere ai porti italiani. Chiaramente – aggiunge – le ong che non firmano non potranno beneficiare di queste garanzie da parte delle autorità italiane. Ma la legge internazionale continua ad essere valida in tutte le circostanze e richiede che la barca più vicina all’incidente faccia il salvataggio dei migranti e proceda ad un porto sicuro“. Medici senza frontiere, tra le organizzazioni che non hanno firmato il Codice, tira diritto. “Non abbiamo accettato il documento – spiega il direttore generale Gabriele Eminente – perché non tutela il nostro lavoro e poi c’è già la legge internazionale che regolamenta il tutto. Noi continueremo comunque a lavorare nel Mediterraneo, ma al momento non ho capito cosa comporterà questa mancata firma“.