Mattarella scioglie le Camere, si vota il 4 marzo

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver sentito i Presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione, ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Subito dopo, comunica il Quirinale in una nota, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, si è recato dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati per comunicare il provvedimento di scioglimento delle Camere. Dopo la riunione che ne è seguita, il Consiglio dei ministri, svolto in tempi brevissimi, ha approvato il decreto di indizione della data delle elezioni, le quali si svolgeranno il 4 marzo. E' stata peraltro già convocata la prima seduta del future Camere dopo il voto: il 23 marzo si riuniranno per le elezioni dei rispettivi presidenti. Insomma, pronostico rispettato e tempi tutto sommato brevi se si pensa che, al voto, si andrà fra una sessantina di giorni appena. Nessun rinvio, anche questo da sentore, per urgenti riforme: nemmeno il decreto sulla missione in Niger, previsto all'ordine del giorno e considerato alquanto delicato, è stato discusso in aula.

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Gentiloni al Colle

Tutto fatto dunque: Camere sciolte, sipario sulla legislatura e nessun governicchio dietro l'angolo: il premier uscente continuerà a esercitare una funzione di supervisione, gestendo il periodo di transizione fra il vecchio e il nuovo Governo. Particolarmente intensa la giornata di Paolo Gentiloni, autore di una doppia salita al Quirinale, dove è stato ricevuto da Mattarella. Il primo colloquio, durato circa mezzora, ha segnato a tutti gli effetti la fine della XVII legislatura. Partito, dunque, il conto alla rovescia verso le elezioni. Come da prassi, il Capo dello Stato ha poi incontrato separatamente il Presidente del Senato, Pietro Grasso, e della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Quindi lo scioglimento del Parlamento, il cui decreto è stato contro-firmato dal presidente del Consiglio uscente. Nel corso della sua conferenza stampa di fine anno, il premier aveva indicato il traguardo di fine legislatura come “uno degli obiettivi importanti che ha raggiunto questo governo”, spiegando come “l’Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del Dopoguerra”.