Mattarella: “Lo Stato c'è”

Lo Stato c'è, deve esserci e saprà esserci ancora, laddove si manifestassero situazioni di precarietà e di pericolo. Oggi in Veneto e in Sicilia, in Liguria e in Trentino, ieri qui nel Biellese. In queste circostanze la comunità nazionale sa raccogliersi e rispondere in maniera adeguata”. Lo ha sottolineato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, a Valle Mosso per commemorare le 58 vittime dell'alluvione che colpì l'area nel novembre del 1968.

La visita

Al suo arrivo a Campore, il Presidente ha deposto una corona d’alloro sulla stele che ricorda le vittime del'alluvione. È intervenuto, quindi, alla cerimonia commemorativa nel Comune di Valle Mosso, nel corso della quale hanno preso la parola il Sindaco, Cristina Sasso, il Presidente dell’Unione Montana dei Comuni del Biellese orientale, Carlo Grosso, il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Durante la celebrazione, ha portato la sua testimonianza Paolo Botto Poala, uno dei sopravvissuti.

La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente della Repubblica, che si è successivamente recato a Romanina di Veglio per visitare la Mostra sul 50° anniversario dell’alluvione “Memoria ’68” e al Ponte del torrente Poala dove ha assistito ad una esercitazione della Protezione Civile.

Il discorso

“Le tragedie – ha esordito dopo i saluti alle autorità presenti – lasciano tracce irreversibili negli animi e nei luoghi. Non bastò a cancellarle la risposta orgogliosa e generosa delle popolazioni di questa terra. Le morti, le distruzioni materiali, le ferite del territorio sollecitarono una forte reazione: rialzarsi e ripartire”.

Ma, “tranne che per i casi di eventi naturali non contrastabili – ha rimarcato Mattarella ripreso da Ansa – la trasformazione del territorio non è casuale: è frutto di speranze, necessità, scelte ed errori. Ne abbiamo avuto testimonianza ininterrotta in questi decenni, dove abbiamo vissuto l'alternanza fra l'indispensabile cura di tante ferite e interventi di prevenzione, mai comunque bastevoli. Eppure – ha rimarcato – questa consapevolezza del limite non esime l'Uomo dalle proprie responsabilità“. 

“A distanza di mezzo secolo, se possiamo essere qui a commemorare quegli eventi, con l’orgoglio di averli potuti affrontare e superare, lo dobbiamo certamente a chi ha avuto fiducia nel futuro. Un futuro che ha saputo concretizzarsi respingendo la nozione di periferia per affermare un fecondo collegamento tra saperi e capacità tradizionali, e gli odierni orizzonti dell’economia digitale. Quel futuro che, per riprendere un’immagine di Carlo Garrone, può essere riassunto in una frase che si trova sulla lapide dove ho deposto una corona in memoria dei caduti: 'memoria non è venerare le ceneri, ma preservare il fuoco' come qui è avvenuto”, ha concluso Mattarella.