Mattarella: “L'Europa, una comunità di valori”

Non si può garantire sicurezza alle popolazioni se non se ne rispettano i diritti umani: per essere più sicuro il mondo ha bisogno di equità e di libertà”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante l'incontro con il corpo diplomatico al Quirinale. Agli ambasciatori, il Capo dello Stato ha parlato a 360 gradi, toccando i temi dell'Europa, delle migrazioni e anche di Strasburgo, ricordando il giovane giornalista morto nel corso dell'attentato messo in atto da Cherif Chekatt: “Non si può efficacemente combattere la subdola pervasività del crimine transnazionale o del terrorismo senza una fitta rete di contrasto che veda uniti i Paesi di tutti i continenti. Questo grave pericolo continua a manifestarsi, da ultimo con l'uccisione a Strasburgo di cinque persone e, tra esse, anche del nostro giovane connazionale Antonio Megalizzi”.

L'Europa

Per quanto riguarda l'Ue ha spiegato che “talvolta si odono critiche rivolte all'inefficacia delle regole dell'ordine multilaterale. Queste possono essere utilmente aggiornate o sostituite ma non rimosse: l'appartenenza alla comunità internazionale non può essere parziale o a intermittenza”. Ma il Presidente della Repubblica ha affermato anche che “lo straordinario successo in termini, soprattutto, di pace, benessere e crescita sociale – ha affermato il capo dello Stato – è conferma del fatto che l'Europa è, prima di tutto, una comunità di valori, basata sul rispetto della dignità umana, sulla democrazia, sull'uguaglianza e sulla prevalenza del diritto. Alcuni limiti riscontrabili nell'esperienza dell'Ue non offuscano, in alcun modo, il risultato offerto ai suoi popoli e all'intera comunità internazionale”.

Nuove sfide

“La memoria – ha ricordato il Presidente – ci soccorre e ci esorta a evitare gli errori del passato. Un passato di responsabilità, in cui spiccano vergogne come la tragica adozione in italia delle leggi razziali. Un futuro di pace e di prosperità – ed è la lezione della memoria – può nascere soltanto dalla convinta consapevolezza che il dialogo e non il conflitto rappresenta lo strumento per affermare valori, principi, interessi di ciascuna comunità nel contesto della più vasta comunità dei popoli”. Per questo è bene ricordare che “le sfide di oggi sono diverse rispetto a quelle di ieri, ma i loro effetti, pervasivi e dirompenti, si misurano ormai su una scala autenticamente globale. Essi non potranno essere gestiti se non a partire da quel sistema e da quel metodo – basato sul dialogo, sul confronto e sulla ricerca del compromesso – che abbiamo sviluppato a partire dal secondo Dopoguerra e che risponde a esigenze non sopite della vita delle relazioni internazionali”.