Mattarella: “La reazione del Paese alle calamità è misura di coesione”

Le capacità dell'intero Paese di reagire alle calamità naturali hanno rappresentato momento della verità, misura della coesione nazionale, del riconoscersi in un comune destino”. Così il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, intervenendo domenica a Partanna alla cerimonia per i 50 anni del terremoto che colpì il Belice (in Sicilia) nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968. 

Il discorso di Mattarella

Al momento del suo arrivo, Mattarella è stato accolto dall'inno nazionale. In sala autorità istituzionali, civili e militari e tanti amministratori dei comuni della valle. “Ricordiamo oggi, a mezzo secolo di distanza, il sisma che devastò la Valle del Belìce, primo terremoto devastante del dopoguerra – ha detto il Capo dello Stato dall'auditorium -. Otto anni anni dopo avvenne quello del Friuli. Centodieci anni fa erano state colpite Reggio Calabria e Messina, con oltre 100.000 morti: la prima devastazione di queste proporzioni a ferire l'Italia unita”.

Il Presidente ha inoltre ricordato le altre calamità naturali che hanno colpito il Paese nell'arco degli anni. “Le caratteristiche geo-morfologiche non ci hanno risparmiato una serie di cataclismi che hanno accompagnato le vicende del nostro popolo anche in questi ultimi decenni. Parlano le ferite dell'Irpinia e della Basilicata, dell'Umbria, delle Marche, dell'Abruzzo, dell'Emilia Romagna, del Lazio”.

“I sindaci – ha detto il Capo di Stato – rappresentano il riferimento primo che compongono il nostro Paese”. “Questa zona ha sollecitato l'intero Paese, per più aspetti a rinnovarsi – ha aggiunto -. In prima fila, allora come oggi, gli istituti dello Stato e della Regione, ma, sul terreno, soprattutto i Sindaci e le amministrazioni locali, le parrocchie, i volontari di tante realtà. Il nostro ringraziamento, rinnovato, va a quanti ebbero parte nell'opera dei soccorsi, a quanti avviarono il processo di ripresa”.

Il Belice non è morto

Il coordinatore del comitato dei sindaci, Nicola Catania, a sua volta, ha rivendicato la “dignità di un popolo”:  “Il Belice non è morto”, anzi è riuscito a “rialzarsi dopo la catastrofe”. “Questa terra – ha rimarcato – oggi vuole mostrarsi come un insieme di bellezze naturali, di eventi culturali di alto spessore, di beni culturali di rara bellezza, innovative reti museali, rinomati percorsi enogastronomici e di un'offerta turistica di alta qualità”.