Mare Jonio, giornata di interrogatori

Dopo la lunga e nervosa giornata di ieri, conslusasi con lo sbarco a Lampedusa della nave Mare Jonio con i suoi 50 migranti a bordo e con il sequestro della stessa da parte della Guardia di Finanza, oggi si procede con gli interrogatori.

L'inchiesta

La procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In serata era volato a Lampedusa il procuratore aggiunto Salvatore Vella. Sentiti dalla Guardia di Finanza fino a notte il comandante Pietro Marrone e poi l'armatore Beppe Caccia. Si continuano a sentire persone informate, compreso il capo missione Luca Casarini. Entro domani sera la procura dovrà decidere se convalidare il sequestro. Al vaglio degli inquirenti, in particolare, i contenuti delle comunicazioni via radio fra la Guardia di Finanza che aveva intimato l'alt, chiedendo di non avvicinarsi al porto di Lampedusa, e il comandante dell'imbarcazione che ha disobbedito, decidendo di proseguire, a suo dire per questioni di sicurezza, per mantenere in assetto la nave in un mare fortemente agitato con onde alte. Verificata anche la 'catena di comando istituzionale', dal ministero dell'Interno alle forze dell'ordine intervenute intimando l'arresto dei motori alla nave di soccorso battente bandiera italiana.

Il proprietario della nave: “Abbiamo salvato vite”

“Quarantanove persone non sono state riportate nei campi di concentramento della Libia e a cui siamo riusciti a salvare la vita“. Sono parole di soddisfazione quelle espresse da Alessandro Metz, armatore e proprietario di Mare Jonio. “Al momento – spiega a Il Piccolo di Trieste – non ci è stato notificato nessun atto giuridico, vedremo se qualche Procura si assoggetterà ai diktat del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che evidentemente era in una situazione impasse sapendo di non poter bloccare le persone a bordo una nave italiana. Ha quindi dato un 'consiglio', scrivendolo sui social e con dichiarazioni alle agenzie, che avrebbe permesso lo sbarco solo a fronte dell'apertura di un fascicolo. Noi siamo felici perchè abbiamo salvato 49 persone”. La scelta di approdare a Lampedusa era stata presa a bordo. “Le condizioni meteo marine – aggiunge l'armatore – stavano mutando al peggio e il porto più sicuro era proprio quello dell'isola. Riportare le persone in Libia significava invece commettere un atto illegale visto che è un luogo non considerato sicuro dagli organismi internazionali“.