Manovra, Quota 100 divide: scontro Renzi-Conte

Torna a essere un caso Quota 100, misura cardine della Manovra di quello che fu il governo gialloverde e rimasta tale anche nella Finanziaria 2020. Non un rebus forse ma una ragione di contesa sì visto che, in apertura della Leopolda e a pochi giorni dalla discussione in Cdm, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, torna a parlare della misura pensionistica come “ingiusta”, paventandone l'abolizione: “Domattina partiamo con la presentazione del Family Act, con Elena Bonetti – ha detto l'ex premier -. E spiegheremo perché secondo noi quella misura, che investe 20 miliardi in tre anni guardando solo ai pensionandi, è ingiusta: quei soldi dovrebbero andare ai giovani, alle coppie, alle famiglie, agli stipendi e ai servizi. Noi voteremo un emendamento per cancellare Quota 100 e dare quei soldi alle famiglie e agli stipendi: vediamo che cosa faranno gli altri”. Dichiarazioni che cozzano con quelle del premier Conte che, da Bruxelles, prova a mettere il punto sulla discussione: “Quota cento c'è, è un pilastro della manovra. C'è un iter parlamentare e dobbiamo rispettare le opinioni ma confido da presidente del Consiglio che questa manovra mantenga la sua coerenza intrinseca”.

Il piano

Ma non c'è solo Quota 100 fra le priorità del governo: “C'è un iter parlamentare – ha detto il premier in conferenza stampa – e dobbiamo rispettare le opinioni ma confido da presidente del Consiglio che questa manovra mantenga la sua coerenza intrinseca“. Il che, in sostanza, significa rispettare i margini imposti per far funzionare il tutto anche a Bruxelles ed evitare sbalzi di debito pubblico: “Portare la soglia del contante da tremila a duemila euro non mi sembra un messaggio di criminalizzazione di qualcuno, non stiamo svantaggiando nessuno… Alcune stime accreditano un'economia sommersa sino a 100 miliardi, una cifra pazzesca. Io non dico si possa recuperare tutto, ma anche una parte vuol dire realizzare promesse concrete per far pagare meno tasse a tutti i cittadini”. E alza la barricata anche sulle partite Iva, in risposta all'accusa di complicare un sistema già di per sé criticato: “In un sistema come il nostro che ha un fisco inefficiente e iniquo tanto che richiede una riforma più complessiva, tenere un’aliquota del 15% per coloro che guadagnano 65mila euro vi sembra perseguitare la categoria? Il 15% è una soglia molto bassa, abbassarla di più mi sembrerebbe iniqua per le altre categorie”. E chiude con un riferimento che è anche un messaggio implicito alle critiche: “Due sono le possibilità. Criminalizzare o incentivare, affinché l'economia sommersa possa emergere. Abbiamo scelto la seconda strada”.