MAFIA CAPITALE, BUZZI SCRIVE A MARINO: “SONO INNOCENTE”

“Non sono un mafioso, conoscevo Carminati da 30 anni ma non avevo sentore che si comportasse in modo mafioso. Lotterò come un leone per togliermi di dosso quest’accusa che proprio non mi appartiene”. A scriverlo in una lettera inviata al sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato Salvatore Buzzi, ex presidente della cooperativa 29 giugno coinvolto nello scandalo Mafia Capitale. Quattro pagine dattiloscritte che il primo cittadino ha deciso di inviare al procuratore capo Giuseppe Pignatone, evidenziando ai pm l’intento di “ingenerare il dubbio” sull’inchiesta che ha travolto la Capitale. “Ritengo, personalmente, queste trasmissioni così sollecite ai pubblici ministeri alquanto inopportune”, ha commentato il legale di Buzzi, Alessandro Diddi.

Nella missiva, partita dal carcere di Nuoro il 16 maggio, Buzzi ha attaccato la “spettacolarizzazione in negativo conferita a questa inchiesta” che ha portato di fatto – sostiene – ad “una sentenza di condanna senza distinzione nei confronti degli indagati, in danno del garantismo costituzionale”. L’ex presidente della 29 giugno si è soffermato anche sulla politica locale, spiegando di essere stato “in balia dell’arbitrio e dei ricatti” a causa dell’aumento di corruzione dovuto – a suo dire – dal “progressivo indebolimento della guida politica del Comune di Roma”.

Buzzi non ha negato la sua vicinanza con Carminati, il boss al centro dell’inchiesta, ma sottolinea di non aver “mai commesso con lui reati”. “L’ho frequentato, come tanti altri ex detenuti che collaboravano con una cooperativa sociale di inserimento lavorativo, alla luce del sole – scrive -, quando era un uomo libero, senza pendenze e con tanto di passaporto”. Buzzi si è difeso definendo “molto fumo e poco arrosto” i capi di imputazione nei suoi confronti e definendosi “una persona seria e onesta che ha sempre pagato tutte le imposte e che non ha mai evaso nulla né tantomeno si è appropriato di nulla”. “La cooperativa – ha aggiunto – non ha mai fatto ricorso a intimidazioni, corruzioni o ricatti mafiosi. Noi, la 29 giugno, abbiamo sempre e solo perseguito rapporti politici al fine di rafforzare la cooperazione sociale tutta. Fare lobbing, essere partecipi delle decisioni politiche non è di certo un reato”. Nelle quattro pagine della lettera, Buzzi ha chiesto poi di poter essere ascoltato in commissione Antimafia, liquidando come “una frase detta ad una mia collaboratrice al termine di una lite”.