Luiss, presentato il master sull’anticorruzione. Cantone: “Servirebbe una legge su fondazioni e partiti”

Un progetto congiunto fra l’Università “Luiss” e l’Autorità nazionale anticorruzione, pensato per offrire strumenti corretti e funzionali non solo per la lotta al reato di corruzione ma anche per giungere a una piena consapevolezza del fenomeno e all’importanza della sua prevenzione. Questo l’obiettivo insito nel master in Compliance e prevenzione della corruzione, presentato presso la Sala delle Colonne dell’ateneo “Guido Carli”, in una conferenza tenuta dal rettore, Paola Severino e dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, alla presenza di una folta schiera di partecipanti, fra stampa, docenti e studenti laureandi. Obiettivo del corso post lauream, secondo quanto illustrato dai due relatori, moderati dal giornalista Gianni Riotta, si proporrà di insegnare i valori della compliance fra imprese e pubblica amministrazione, tentando di fornire una visione completa dei fenomeni di illegalità che, complice una scarsa presa di coscienza sull’effettiva gravità da parte dell’opinione pubblica, stentano ancora a trovare una giusta considerazione.

Severino: “Prevenire significa evitare il fenomeno”

“Questo master ha colto nel segno – ha spiegato il rettore della ‘Luiss’ ed ex ministro della Giustizia, Paola Severino -. E’ un cammino che deve essere svolto insieme, cercando di fare sistema fra università. La ‘Luiss’, avendo la fortuna di essere vicina alle istituzioni, deve offrire questo risvolto collaterale, essere utile alle istituzioni. Questo percorso si rivolge, indifferentemente, a imprese e pubblica amministrazione, poiché prevenire significa evitare che il fenomeno sorga. E, per far questo, quale luogo migliore dell’università per mettere a contatto gli studenti con chi applica questa ‘cultura’ dell’anticorruzione?”. E di ‘problema culturale’ ha parlato anche il presidente di Anac, Cantone: “Il fenomeno della corruzione è vittima di una sottovalutazione che ne impedisce l’effettiva comprensione. C’è una parte del Paese che continua a pensare che, tutto sommato, questo sia un problema marginale: per tale motivo è importante il recupero della consapevolezza e la comprensione dell’importanza della prevenzione. Le università devono fare la loro parte attraverso un approccio meno autoreferenziale (e lo stanno già facendo)… La lotta alla corruzione non è contro le imprese o la pubblica amministrazione: al contrario, queste devono essere soggetti e non oggetti del contrasto”.

Cantone: “Buona formazione favorisce l’efficienza”

Ma la questione legata alla percezione del problema da parte dell’opinione pubblica è consequenziale, secondo Cantone, a una parziale responsabilità da parte dei dati giudiziari: “Dei processi per corruzione, solo l’1% arrivano a conclusione. La verità è che c’è un sommerso enorme, spesso troppo sottovalutato. La consapevolezza della rilevanza del problema a cui miriamo non è l’indignazione del momento o che si lancino monetine all’inquisito politico di turno, ma che un livello di corruzione come il nostro rende l’Italia un paese poco appetibile per esempio dal punto di vista degli  investimenti esteri”. Il nodo fondamentale, secondo il presidente dell’Anac, resta la “competenza: una buona formazione favorisce l’efficienza. A questa va unita una legislazione comprensibile: la poca chiarezza finisce per favorire l’errore e l’omissione. Il paradosso è che il corruttore riesce a farti avere ciò di cui hai diritto in tempi ragionevoli”. Lo stesso Cantone, alla domanda sull’eventuale necessità di nuove norme, ha spiegato che “se dovessi auspicare nuovi interventi sull’anticorruzione nella nuova legislazione mi concentrerei su alcune questioni riguardo la politica. Penso ad esempio a una legge seria che riguarda le fondazioni, i partiti, i meccanismi di trasparenza dei finanziamenti della politica. E una legge che renda trasparenti le nomine”.

Laboratori e percezione

Tra le attività proposte nel master, vi saranno laboratori che simuleranno casi giudiziari e che vedranno direttamente coinvolti gli studenti partecipanti: “L’università – ha concluso il rettore Severino – ha il compito di insegnare che è sul merito che si possono ottenere risultati. Spesso il corruttore è considerato un ‘furbo’: questa concezione deve cambiare”. A margine dell’assemblea, sulla questione si è espresso il moderatore Riotta: “Il pubblico ha la percezione della corruzione – ha spiegato a In Terris – ma pochi dei processi arrivano davvero a compimento. Si parla tanto di corruzione, compaiono provvedimenti ma poi chi veramente viene condannato? Per questo il pubblico diventa scettico, cinico e si diffonde un senso di rassegnazione rispetto al corrotto”.