L'Ue striglia l'Italia: “Conti a rischio”

L'Unione europea rimanda a maggio l'Italia e la sua Legge di Bilancio. Nel mirino di Bruxelles torna lo “scostamento” dei conti pubblici dagli obiettivi previsti dal Patto di stabilità, bacchettando il Paese sul “rischio del non rispetto”, invitando quindi “le autorità italiane a prendere le misure necessarie nell'ambito del processo di bilancio per assicurare che sia in linea con il Patto”. A spiegarlo è stato il vicepresidente della Commissione Ue, Vladis Dombrovskis, il quale ha precisato come sia necessario che il Governo utilizzi “le entrate impreviste per ridurre il debito”. L'Ue ha riconosciuto come “l'Italia abbia fatto molti sforzi di recente per la competitività e la crescita”, sottolineando come sia però “cruciale” che adotti la manovra 2018 “senza annacquare le sue disposizioni principali”, e che venga attuata “in modo rigido per centrare uno sforzo strutturale di 0,3% del Pil”.

Nuove valutazioni

Inviti e perplessità che sono stati raccolti in una lettera inviata all'Italia dallo stesso Dombrovskis e dal Commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, i quali hanno messo in guardia dal rischio inadempienza del Patto di stabilità anche altri quattro Paesi (Belgio, Austria, Portogallo e Slovenia), i quali dovranno “adottare le misure necessarie ad aggiustare il loro percorso di bilancio”. Qualora il prossimo Governo non dovesse applicare una manovra correttiva, potrebbe aprirsi lo scenario della procedura d'infrazione. Anche per questo Bruxelles ha annunciato di voler “procedere, nella primavera del 2018, a una nuova valutazione della conformità dell'Italia al parametro per la riduzione del debito”, alla luce del “persistere dell'elevato livello di debito pubblico”, il quale “è motivo di preoccupazione”.

“Governo fiducioso”

Fonti del Ministero dell'Economia e delle finanze hanno affermato che la Commissione europea “apprezza i risultati nel consolidamento dei conti pubblici” e fa esclusiva richiesta di chiarimento su “alcuni aspetti delle misure di bilancio adottate per il 2017 e il 2018”. Nessuna “manovrina”, quindi, sarebbe all'orizzonte: “Il governo è fiducioso che attraverso il dialogo costruttivo con la Commissione potranno essere chiariti i diversi punti di vista, senza la necessità di ricorrere ad ulteriori interventi”. Il richiamo dell'Unione, però, era arrivato in Via XX Settembre già il 27 ottobre scorso, quando il ministro Padoan aveva ricevuto una missiva da Bruxelles nella quale era stata evidenziata una correzione strutturale inferiore allo 0,3% dichiarato. Da qui, nonostante la giustificazione posta dal Governo, la decisione di procedere a nuovi controlli in primavera, quando l'Italia dovrà affrontare l'esame dell'Ue dimostrando di aver fatto i compiti a casa e rispondendo a quella “necessità di uniformarsi” nuovamente ribadita da Moscovici.