L'Ordine dei Giornalisti verso l'abolizione?

Se ne discute da anni. Ora ad evocare l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti è anche un esponente dell'attuale governo. Vito Claudio Crimi, sottosegretario con delege all’Editoria, nel corso di interrogazioni a risposta immediata in commissione Cultura della Camera, ha detto che si tratta di “un tema all’ordine del giorno del governo”.

La posizione di Crimi

“La legislazione italiana – ha aggiunto Crimi – prevede già strumenti adeguati a disciplinare le categorie professionali per cui non esiste un albo professionale, ed è la legge sulle professioni non regolamentate che renderebbe il sistema più libero, efficiente, riducendo precariato e disoccupazione oltre ad aprire a nuovi scenari che si possono adattare con più flessibilità al mondo dell’informazione che cambia radicalmente e velocemente”. Sull’abolizione dell’ordine dei giornalisti, ha osservato ancora il sottosegretario, “ritengo che l’avvento di un nuovo modo di comunicare presuppone la definizione di nuovi modelli professionali. Quindi, limitarsi a definire i giornalisti in quanto iscritti all’Ordine come unici tenutari della capacità di fare informazione di qualità mi sembra abbastanza anacronistico”. Secondo Crimi, l'Ordine dei Giornalisti “si è rilevato inefficiente e inadeguato ai cambiamenti e alle dinamicità tipiche di una professione in continua e e rapida evoluzione e le uniche modifiche effettuate sono state rivolte unicamente a ridefinire la governance peraltro con risultati non soddisfacenti”.

La solidarietà dei medici

“Siamo profondamente amareggiati dai contenuti e dai toni del dibattito parlamentare sulle intenzioni del governo di abolire l'Ordine dei giornalisti, trasformandolo in qualcosa di diverso e, dunque, snaturandolo“. Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, interviene sulle dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. “Se questa è la visione che il governo ha degli Ordini professionali – rileva Anelli in una nota – è un'idea quantomeno riduttiva, che va contro la ratio legis che ha portato all'istituzione di questi Enti, e contro la stessa Costituzione”. Gli Ordini professionali, afferma, “lungi dall'essere strumenti coercitivi, restrittivi della libertà del sistema, sono invece garanzie che lo Stato ha voluto a tutela proprio delle libertà e dei diritti dei cittadini. L'Ordine dei giornalisti è infatti garante dell'articolo 21, sulla libertà di stampa e di manifestazione del pensiero e delle opinioni, così come l'Ordine dei medici e gli altri Ordini delle professioni sanitarie sono posti a guardia dell'articolo 32, sulla tutela del diritto alla salute”. Secondo Anelli, iscriversi a un Albo “significa ben più che pagare una tassa. Vuol dire entrare a far parte di una comunità professionale che condivide principi e valori e che si detta autonomamente regole per concretizzare tali valori nell'interesse dei cittadini, dello Stato, della professione stessa nel senso più alto”.