L’Ocse rivede le stime Ue sul Pil: crescita dello 0,4%

Il Pil italiano nel 2015 crescerà dello 0,4% e salirà dell’1,3% nel 2016, meno, dunque, di quanto previsto dalla Commissione Europea che aveva previsto uno 0,6% di crescita per quest’anno. Confermata invece la stima per il prossimo. Un dato ritenuto eccessivamente cauto dal Segretario Generale Angel Gurria , secondo cui il Bel Paese dovrebbe centrare la percentuale indicata da Bruxelles. Dal punto di vista della disoccupazione l’istituzione con sede a Parigi parla di un tasso del 12,3% nel 2015 e dell’11,8% nel 2016. Trend in calo anche in questo caso dunque. Infine il rapporto debito/Pil si attesterà al 132,8% quest’anno e al 133,5% fra 12 mesi.

L’Ocse ha accolto positivamente il percorso di riforme inaugurato dal governo Renzi. “Dopo un lungo periodo di stagnazione  – si legge nel documento – l’Italia sta intraprendendo un programma di riforme ambizioso e di ampio respiro per stimolare la crescita”. Questo piano, sottolinea l’organizzazione per lo Sviluppo e per la Cooperazione economica, consentirà di rafforzare la nostra economia. Tuttavia, si avverte, “in passato l’attuazione delle riforme è stato “il punto di debolezza dell’Italia, ma anche in questo campo ci sono segnali incoraggianti”. Inoltre, ha aggiunto il rapporto, “Renzi ha scelto chiaramente un team efficace, nel 2014 si sono fatti grandi passi avanti sulle riforme”. E’ vero anche, ha proseguito, che “molto resta da fare”.

Nello studio, tuttavia, proprio all’esecutivo si ricorda che è “particolarmente importante” aumentare la concorrenza con liberalizzazioni nelle industrie di rete, nei servizi locali, nelle professioni regolamentate e nella vendita al dettaglio. Un passo importante da compiere sarà poi intervenire sul mercato del lavoro “la cui eccessiva rigidità rappresenta un ostacolo all’occupazione”. Tra le critiche c’è quella relativa al sistema fiscale, caratterizzato un “elevato numero di agevolazioni”. Il report tratta anche del nodo dei crediti deteriorati, sottolineando che in assenza di rapidi progressi “l’istituzione di una bad bank pubblica potrebbe essere presa in considerazione in Italia”. Altro capitolo delicato è quello del debito su cui il nostro Paese deve “attenersi alla strategia fiscale pianificata in modo da riportare il rapporto debito/Pil su un percorso discendente”.