Lo spread schizza all'insù. Ed è giallo dimissioni Tria

Alla fine l'hanno spuntata Lega e M5s, a discapito del ministro dell'Economia, Giovanni Tria. La Manovra approvata ieri in Consiglio dei Ministri ha sforato il tetto del 2,4%. E i mercati non hanno digerito. Questa mattina lo spread tra Btp e Bund sale ancora e tocca i 265 punti base. Il rendimento del decennale italiano è in rialzo al 3,13%. Male anche Piazza Affari, con diversi titoli in profondo rosso.

Tria vicino alle dimissioni?

Lo scompiglio non avviene solo nei mercati, ma anche all'interno di Palazzo Chigi. Voci di corridoio riprese dalla stampa, parlano di un ministro Tria fortemente deluso dall'epilogo in Consiglio dei Ministri, arrivando persino a sfiorare le dimissioni. “Non lascio solo per il bene della nazione, lo faccio per patriottismo – avrebbe detto in tarda serata il ministro dell'Economia, secondo quanto riporta Repubblica – Si rischierebbe una tempesta finanziaria, getteremmo il Paese nel caos”. Tria avrebbe confidato al sottosegretario Giorgetti: “Io posso arrivare al 2, forse al 2,1%. Di più rischiamo di scatenare i mercati. Se insistono sul 2,4%, non posso partecipare al Consiglio dei Ministri“. Libero rivela che le dimissioni di Tria sarebbero state intercettate dal Capo dello Stato. Sergio Mattarella avrebbe chiamato dapprima il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiedendo che si rispetti la compatibilità di bilancio con il deficit al 2 per cento. Il tentativo dell'inquilino del Quirinale sarebbe andato quindi a vuoto. Così Mattarella avrebbe poi chiamato a Tria, per pregarlo di resistere per non compromettere la credibilità sui mercati e in Europa e soprattutto, per evitare di scrivere una legge di stabilità spregiudicata. Insomma, per ridurre i danni.

Bagnai (Lega): “Non ci preoccupano i mercati”

Se gli esponenti del M5s sono scesi in piazza, sotto le finestre di Palazzo Chigi, per festeggiare l'approvazione della Manovra con un rapporto deficit/Pil al 2,4%, anche i membri dell'altro partito di governo, la Lega, esprimono soddisfazione. Alberto Bagnai, presidente leghista della Commissione Finanze al Senato, questa mattina ai microfoni di Radio anch'io su Radio 1 Rai, ha detto: “Tria si è ben guardato dallo stabilire un obiettivo di deficit. C'è bisogno di crescita: il saldo sotto il 3% è compatibile con la discesa del rapporto debito-Pil, che infatti ci aspettiamo scenda nel 2019. I redditi italiani sono diminuiti del 9% rispetto al periodo pre-crisi. Misure di sostegno del reddito favoriscono i consumi ma anche le aspettative di domanda e quindi l'investimento delle imprese. Abbiamo fatto una Manovra che risponde ai parametri dei Trattati e che è compatibile con la riduzione del rapporto deficit pil“. Bagnai non sembra preoccupato dal “nervosismo” dei mercati: “Forse ci sarà un aumento di 10, 20, 50 punti di spread, può anche darsi, ma secondo me i mercati hanno già scontato questo tipo di evento. Nessuno credeva all'1,6. Quello che preoccupa i mercati è il rischio politico. I mercati davvero temono che si sfasci l'Europa. L'Europa ha un fronte molto difficile che è quello della Brexit. Se vuole aprire un fronte sull'Italia si accomodi pure. Ci fu un altro tedesco che aprì più fronti e non gli andò troppo bene”.

Bernini (Forza Italia): “Preoccupati dai mercati”

Di parere opposto Anna Maria Bernini, capogruppo Forza Italia in Senato. “Non ci preoccupa solo lo sforamento del 2,4% del rapporto deficit/pil, il triplo rispetto agli impegni dell'Italia con Bruxelles, ci preoccupa di più che la manovra preveda solo spesa corrente e il blocco degli investimenti e nessuna prospettiva di crescita e di nuova occupazione. Solo poche briciole di riduzione delle tasse per chi lavora e produce, una Manovra che tradisce il ceto produttivo”. “Purtroppo – la riflessione conclusiva della Bernini – nel governo è prevalsa la folle spinta ideologica e insensata dei 5 Stelle che espone l'Italia al rischio di un tracollo economico-finanziario”.