L’europarlamentare Kyenge all’hotspot di Taranto: “Ripartire le responsabilità sui migranti”

“Credo che il problema principale sia proprio a livello dell’istituzione europea. Se noi non abbiamo un’equa ripartizione delle responsabilità, le persone rimangono bloccate negli hotspot perché non riescono ad andare nei Paesi dove si deve fare poi la ricollocazione. Sono stati messi per dare una mano all’Italia e alla Grecia, non per pesare su uno Stato membro”. Questo quanto affermato all’hotspot di Taranto, dovei si è recata in visita, dall’europarlamentare Cecile Kyenge, ex ministro dell’Integrazione durante il Governo Letta, in merito alla questione migranti e alla Convenzione di Dublino: “Noi abbiamo detto che gli hotspot si inseriscono all’interno di un progetto molto grande che è la riforma di Dublino sul diritto d’asilo. Se non facciamo una buona riforma di quanto stipulato, l’Italia continuerà ad avere sempre problemi. Possiamo denunciare tutto quello che vogliamo ma se non cambiamo il regolamento di Dublino e non applichiamo veramente l’equa ripartizione delle responsabilità, l’Ungheria, la Francia e gli altri Paesi potrebbero lavarsi le mani e continuerebbe a pesare tutto sull’Italia”. Di conseguenza, “i migranti rimangono a lungo in questi centri perché non sanno dove andare e i Paesi europei si accusano a vicenda”.

Kyenge: “Il sistema cambia”

In sostanza, secondo Kyenge, “è tutto il sistema che è in tilt perché ci sono delle direttive, a cominciare da Dublino, che dovrebbero cambiare perché non siamo più nel 2003 (anno in cui venne adottato il regolamento, ndr)”. Rinnovare, quindi, un regolamento prestabilito che andrebbe riadattato alle esigenze contemporanee: “Il processo territoriale, tutta la mobilità, il sistema dei richiedenti asilo è cambiato e di conseguenza anche le leggi devono seguire tutto questo. Quindi, io distinguerei le responsabilità perché alla fine si arriva a toccare la qualità della vita delle persone, sia dei migranti sia dei cittadini sul territorio, perché sono responsabilità che, se non vengono risolte dall’alto, portano ai casi di disagio che noi conosciamo oggi”.

Rafforzare e agevolare

Per l’ex ministro, “tra le direttive c’è quella di rafforzare la formazione del personale e agevolare il processo di identificazione e registrazione”. Circostanza che, tuttavia, non basta: “Io visito, guardo le condizioni importanti, cioè la qualità della vita all’interno dell’hotspot, l’accesso legale, l’accesso al servizio sanitario. Una delle critiche che è stata mossa, a parte la posizione, era quella dei minori non accompagnati… non possono essere trattenuti e non sono soggetti a detenzione amministrativa”.