Le crisi industriali scendono in piazza

Dall'Ilva ad Alitalia, i grandi dossier sul tavolo del governo confluiscono nella megapiazza di Roma, dove Cgil, Cisl e Uil hanno indetto la prima giornata di sciopero di un'intera settimana di mobilitazione prevista. Arrivano da Taranto i lavoratori, e anche da altre parti d'Italia non solo per incrociare le braccia in attesa di conoscere sviluppi sul proprio futuro lavorativo ma anche per manifestare il proprio dissenso contro un governo che, sul caso dell'acciaieria tarantina come della compagnia di bandiera, sembra non riuscire a trovare il bandolo della matassa. E allora, le sigle sindacali intonano in coro l'altolà alla classe politica: “Basta parole ora i fatti – ha detto il segretario generale Cgil, Maurizio Landini -. Non abbiamo più tempo da perdere per ricostruire la fiducia e ridare voce ai giovani che mi sembra si siano ripresi la piazza. Ma o si lavora tutti insieme o non si va da nessuna parte“.

Caso ArcelorMittal

Non c'è solo la tematica Ilva sul piatto, né una categoria definita di lavoratori. L'obiettivo è portare in piazza l'istanza della crescita, delle crisi aziendali, dello sblocco di cantieri e infrastrutture e dello sviluppo del Mezzogiorno. Va da sé che il piano industriale prospettato da ArcelorMittal alcuni giorni fa, con il colpo di forbice agli operai delle acciaierie, continua a tenere banco: “Noi non vogliamo lasciare per terra nessun lavoratore e nessuna lavoratrice – ha detto la segretaria Cisl, Annamaria Furlan -. Da Alitalia all'Ilva vogliamo esuberi zero e piani industriali seri e importanti che diano prospettive”. E il gruppo franco-indiano finisce anche nel mirino del segretario generale Landini, che insiste nell'indicare l'abbandono del tavolo delle trattative come un errore: “Basta scherzare. Avete sbagliato ad andare in tribunale, tornate al tavolo a partire dall'accordo firmato a settembre dall'anno scorso ed agli impegni assunti. Discutiamo, ma a nessuno venga in mente di dire che ci sono licenziamenti da fare perché questa è un'idea che non passa”.

Governo nel mirino

Ancora più duro il commento del segretario generale Uil, Carmelo Barbagallo, che entra a gamba tesa contro lo Stato, accusato di aver trascurato i suoi impegni nei grandi dossier industriali: “Certamente se ci fosse stato lo Stato, non ci sarebbero stati i balletti a cui assistiamo. Dobbiamo mantenere l'acciaio in Italia. La smettessero di litigare nella maggioranza e con l'opposizione. Non possiamo permetterci un altro Natale così”. Festività che si annunciano tutt'altro che liete per molte famiglie: “Non possiamo permetterlo. Bisogna dare speranze ai lavoratori, ai giovani e agli anziani”. In piazza a Montecitorio anche Confsal e numerose associazioni datoriali, sul tema “Lavoro è dignità e libertà”.