Le autorità: “Nessun allarme epidemia”

Nessun allarme epidemia. Così il responsabile dell'Osservatorio epidemiologico della Puglia, Cinzia Germinario, a proposito dei casi di morbillo registrati nell'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari. 

Il contagio

Il contagio potrebbe essere stato innescato da una bambina di 10 anni, figlia di genitori no vax, ricoverata nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale barese, poi il virus ha colpito la sorellina più piccola e un bimbo di 11 mesi, e quindi non ancora vaccinato, che si trovava nello stesso reparto per un'otite. Ma non si esclude che a favorire l'estendersi dei contagi possa essere stata una non corretta applicazione dei protocolli, in particolare la non tempestiva comunicazione della diagnosi del primo caso al dipartimento di prevenzione. La stessa Germinario, secondo quanto riporta l'Agi, spiega che “basta il ricovero di un bambino per innescare una catena di contagio”.

I casi

Le autorità sanitarie baresi sono comunque al lavoro per ricostruire la catena dei contatti. Giancarlo Ruscitti, direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia, precisa “da quello che sappiamo i casi effettivamente accertati sono cinque e tre quelli sospetti in osservazione, ma stiamo cercando di capire se questi casi siano tutti collegati tra loro. Per ora non abbiamo problemi o complicanze. E' stato allertato il servizio territoriale e siamo in contatto con l'Istituto superiore di sanità. La bambina da cui potrebbe essere partito il contagio non era vaccinata – chiarisce Ruscitti – e nemmeno la sorella, poi c'è il bimbo di 11 mesi che si trovava in ospedale per altri motivi. In queste ore stiamo ricostruendo la filiera dei contagi per comprendere cosa sia accaduto con precisione. Bisogna capire se i contagi derivano tutti dal caso della bimba di 10 anni”.

Rischi

La bambina e sua sorella sono state già dimesse perché il caso risaliva ad ottobre e l'incubazione è di circa 10 – 12 giorni. Riguardo ai rischi di contagio legati alle mancate vaccinazioni per espressa decisione dei genitori Ruscitti rileva che “c'è stato un periodo lungo in cui la vaccinazione si è abbassata in tutta Italia, per cui non si può escludere che poi un ventenne o un trentenne contragga la malattia. Noi facciamo le campagne vaccinali, ma se le famiglie si oppongono non c'è possibilità di un'azione coercitiva. Di fatto, inoltre, ora che è stato sospeso l'obbligo di allontanare da scuola i bambini non vaccinati, il rischio di una diffusione della malattia c'è tutto, in primis per questi bambini. Io insisto nel dire che i bambini vanno vaccinati, ma c'è la libertà individuale – conclude Ruscitti – e questo può essere un problema non solo per i figli dei genitori che sono contro i vaccini, ma anche per quei bambini che, magari perché affetti da altre patologie, non possono essere vaccinati”.