Lanzi: “Il Consiglio superiore della magistratura non verrà sciolto”

Nel corso di una delle più tempestose bufere giudiziarie del Paese per la questione delle nomine dei procuratori della Repubblica, fra le altre di Roma e Perugia, In Terris ha dialogato con un membro del Consiglio superiore della magistratura. Si tratta di Alessio Lanzi, consigliere laico eletto in quota Forza Italia. Oltre ad essere il presidente della Prima Commissione, quella delle incompatibilità, è componente della Quarta e dell'Ottava. Il 69enne genovese è stato professore ordinario di diritto penale in diverse università del Paese, attualmente insegna a quella di Bicocca, presso Milano.  

Consigliere siete stati travolti da una crisi senza precedenti. E dall'inchiesta di Perugia non sono ancora emersi tutti i dettagli. Supererete la crisi o ne sarete travolti?
“Penso che la crisi sarà superata. Sarà molto importante il Plenum straordinario del prossimo 21 giugno, dove sarà presente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sicuramente farà chiarezza. Ritengo probabile che questa consiliatura prosegua nel suo percorso. Invece ipotizzando uno scioglimento del Csm cosa succederebbe? Mi sembrerebbe francamente inopportuno lasciare la magistratura senza l'organo di autogoverno, visto che l’attuale sistema elettorale non va bene e il momento non è propizio a causa degli usi impropri delle correnti. Dunque, per assurdo, nascerebbe un nuovo Consiglio con le stesse identiche regole di quello attuale. Non solo non cambierebbe niente ma ci sarebbe un pericoloso vuoto di almeno un paio di mesi”.

In che senso?
“La magistratura al di là dell’inchiesta eclatante della Procura di Roma vive di quotidianità. Al Csm ci sono varie sezioni che gestiscono numerose questioni inerenti ai giudici: decisioni disciplinari, autorizzazioni per partecipare a convegni e tenere lezioni, incompatibilità, trasferimenti, cessazioni di servizio e immissioni di ruolo. Eppure al momento si parla solo della Procura di Roma. Detto in altri termini si tratta di gestire 9mila persone, quindi non possono non avere un punto di riferimento”. 

Nel prossimo Consiglio dei Ministri si parlerà di riforma della giustizia, in particolare del Csm. Quale sistema ritiene più corretto per eleggere i membri togati?
“Secondo me bisognerebbe garantire un accesso un po’ diverso. Possono chiedere di andare a Palazzo dei Marescialli dei magistrati che abbiano determinate caratteristiche di anzianità e una positiva considerazione da parte dei colleghi. Non si può presentare chiunque. Va detto che la Costituzione prevede l’elezione, e di quest’ultima non si può fare a meno. Quindi si può ipotizzare una prima fase di selezione di magistrati in base ai titoli personali, in seguito a ciò un'elezione e infine il sorteggio fra gli eletti. Inoltre vorrei aggiungere una cosa”.

Prego.
“Sarei anche favorevole alle divisioni delle carriere dei magistrati (tra giudicanti e requirenti ndr), una battaglia che conduco da tempo. E’ stato anche un progetto di riforma costituzionale del 2011. Inoltre le camere penali la continuano a supportare. Perché è innegabile che i problemi nascono dalle grandi procure. Da queste ultime i giudici devono essere staccati”.

Questo caos scoppiato per le nomine al tempo stesso le blocca. Fino a quando Roma e Perugia, per non parlare di Torino e Brescia, dovranno aspettare il nuovo Procuratore della Repubblica?
“E’ impossibile che vengano nominati prima della nuova composizione plenaria. In questo momento siamo di fronte ad una degenerazione. L’inchiesta di Perugia deve essere un monito affinché non si ripetano certi comportamenti. Entro l’anno chiuderemo anche perché non si possono lasciare procure così importanti senza un capo”.

Prima della pubblicazione dell'inchiesta a Palazzo dei Marescialli si fiutava che da Perugia sarebbe scoppiata una bomba di questa portata? 
“Ne abbiamo avuto conoscenza i primi di maggio. Non credo che i colleghi sapessero qualcosa. E’ chiaro che la questione di Luca Palamara nasce da un’indagine romana che è stata trasmessa a Perugia per competenza. Poi questa procura quando ha cominciato a indagare il consigliere Luigi Spina, per rivelazione di segreto d’ufficio, ci ha inviato l’informativa. Prima di questo atto non sapevamo niente”.